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La terra promessa
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“La terra promessa”, il nuovo film del danese Nikolaj Arcel

Nel 1755, il capitano Ludvig Kahlen (Mads Mikkelsen) si è ritirato dall’esercito dopo aver prestato servizio per circa venticinque anni: con la sua rendita ed il permesso di Federico V, re di Danimarca e Norvegia (all’epoca, un unico regno), l’uomo prende un appezzamento di terreno nella brughiera dello Jutland per renderlo coltivabile e per ottenere dal sovrano un titolo nobiliare come premio. Il terreno è arido, il clima è difficile, nessuno riesce a coltivare in quelle zone, ma Kahlen è intento a rendere feconda quella terra, e si metterà contro un potente uomo locale, Frederik “de” Schinkel, un prepotente, brutale e viziato signorotto che vorrebbe esercitare il proprio controllo su ogni appezzamento di quella zona, anche nelle aree non di sua proprietà, come quella di Kahlen: lo scontro tra i due sarà violentissimo.

La terra promessa (titolo originale Bastarden), è il nuovo film del regista danese Nikolaj Arcel, tratto dal romanzo di Ida Jessen “Kaptajnen og Ann Barbara” e ispirato alla vita del capitano Ludvig von Kahlen (1700-1774): l’opera è stata presentata in concorso alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed ha ottenuto tre premi agli European Film Awards (“Miglior attore” a Mads Mikkelsen, “Miglior fotografia” e “Migliori costumi”). Arcel realizza un solido film drammatico, incentrato sulla determinazione e sull’ossessione, sulla voglia di riscatto, quasi un “western” a tinte nord europee che non cede alla retorica e mantiene salda l’austerità. Kahlen è il figlio illegittimo di un nobile, sua madre era una domestica: non è mai stato riconosciuto dal padre ed è stato quindi spedito a fare il militare. Tornato decorato dopo anni di guerre, vuole il titolo che merita, vuole essere considerato un signore e trattato come tale, alla faccia della nobiltà che lo ha sempre ripudiato. Schinkel è della stessa risma di Kahlen: pur essendo ricco, non è un nobile, ed anche lui aspira al titolo, ma più per capriccio che per necessità di riscatto come Kahlen.

Cercando di raggiungere il suo obiettivo, di coltivare un terreno difficile ed ottenere il titolo, Kahlen attenuta il proprio duro carattere: si lega alla domestica Ann Barbara (fuggita da Schinkel), si affeziona alla bambina rom Anmai Mus, ed è aiutato dal pastore protestante Anton Eklund; l’uomo capirà, progressivamente, quanto i rapporti umani siano più importanti di ogni terra e titolo nobiliare. Tanto più Kahlen si apre agli altri, smussando la rigidità e la silenziosità presenti all’inizio, tanto più il ricco e malvagio Schinkel diventa sadico e ossessionato dalla figura di Kahlen. La terra promessa racconta questo conflitto crescente con vigore e precisione, attraverso scene, inquadrature e fotografia efficaci: narra le vicende dei protagonisti accennando alla realtà dell’epoca (il conflitto tra nobiltà in decadenza e classe borghese in ascesa) e rappresenta efficacemente la lotta tra caos e ordine, incarnati rispettivamente da Schinkel e Kahlen, ottenendo un affresco complessivo di personaggi (principali e non) non appiattiti e ben dettagliati.

Silvio Gobbi