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Home | Pillole di cultura Settempedana | Un’altra “pillola”: il Palazzo ex vescovile di Sanseverino
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Il palazzo ex vescovile
Il palazzo ex vescovile

Un’altra “pillola”: il Palazzo ex vescovile di Sanseverino

Pubblicato da Mauro Grespini in Pillole di cultura Settempedana 1,104 Visite

Il sontuoso palazzo, a capo dell’isolato che fronteggiava l’importante via dell’Isola (oggi via Cesare Battisti), fu fatto costruire da Nuto Margarucci nel 1590, unificando delle preesistenze; non si conosce il nome dell’architetto-capomastro che lo ideò.

Fu abitato per oltre un secolo dalla nobile famiglia settempedana e passò, per ragioni di eredità, alla famiglia Scina-Gentili di Perugia, che nel 1802 lo donò al Seminario vescovile di San Severino e da questo poi è passato a quello di Camerino, che ne è oggi proprietario.

Al momento del sisma Marche-Umbria del 1997 nel palazzo erano al piano nobile, gli uffici della Vicaria settempedana, la raccolta diocesana di Arte sacra, gli Archivi Capitolare e Diocesano, uffici di rappresentanza dell’Arcivescovo. Al piano terra: ambienti destinati ad associazioni cattoliche mentre l’interrato era destinato a depositi. Ai piani primo, secondo e terzo erano ricavati alloggi di fortuna concessi in locazione.

Il finanziamento concesso per il restauro dell’intero immobile prevedeva il mantenimento dell’uso e della fruizione pubblica dei beni contenuti nell’edificio, fatti salvi tre mini appartamenti destinati ai custodi. Non avendo avuto sostanziali danni in seguito al terremoto del 2016, in virtù dei lavori di miglioramento sismico effettuati tra il 1999 e il 2007, il palazzo è divenuto deposito dei beni storico-artistici recuperati da chiese e musei di tutta l’Arcidiocesi camerte. Oggi, al primo piano è stato allestito un museo temporaneo con una scelta delle opere più significative tra quelle recuperate.

Rilevante il patrimonio storico artistico che era presente nell’edificio: una collezione di oltre 60 dipinti di epoche comprese fra i secoli XVI e XIX (parte di corredo dell’edificio, parte provenienti da chiese non più officiate), 781 pergamene dell’Archivio Capitolare (X-XVI sec.), circa 1.200 volumi e fogli sciolti in faldoni contenenti documenti cartacei degli archivi del Capitolo e della Cancelleria Vescovile (XV-XX sec.), a cui si aggiungono circa 5.500 volumi della biblioteca del Seminario vescovile (XVII-XX sec.).

San Sebastiano
San Sebastiano
Moltiplicazione dei pani e dei pesci
Moltiplicazione dei pani e dei pesci

Le opere d’arte settempedane non sono attualmente esposte e restano nei depositi, mentre gli archivi e la biblioteca risultano trasferiti altrove, nella speranza che possano far rientro nell’edificio che li ha conservati per secoli. Tra di essi vi sono la preziosissima pergamena del 944 con cui si autorizzava la costruzione del Duomo vecchio nel Castello di San Severino e quella con cui nel 1223 il vescovo camerte autorizzava le monache di Colpersito a seguire la regola di San Francesco.

Luca Maria Cristini

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Pillole di cultura settempedana 2022-09-03
+Mauro Grespini
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TAG: Pillole di cultura settempedana

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