Il 7 ottobre verrà inaugurata, al Palazzo Buonaccorsi di Macerata, la mostra Carlo Crivelli. Le relazioni meravigliose, a cura di Francesca Coltrinari e Giuliana Pascucci. L’evento raccoglierà le opere dell’artista veneziano (vissuto tra il 1430 ed il 1495) e coinvolgerà anche otto Comuni delle Marche, dove sono conservate le opere dell’autore o lavori ed artisti ad esso fortemente legati. In questo itinerario, sarà protagonista anche il Comune di San Severino.
Il legame tra San Severino ed il pittore veneziano, molto attivo nel territorio marchigiano tra il 1468 ed il 1495, è riscontrabile per la presenza nella città di un’opera del fratello dell’artista, Vittore Crivelli (1440 – 1501/02 circa), anch’egli operante nella regione a partire dalla fine degli Settanta del Quattrocento. Nella Pinacoteca Comunale “P. Tacchi Venturi” (Palazzo Manuzzini), è conservato un pregevole polittico realizzato da Vittore, databile intorno al 1482, sito precedentemente nella chiesa di Santa Maria delle Grazie dei Minori Osservanti (ora Santuario di San Pacifico).
Al centro dell’opera c’è la Madonna con in braccio Gesù bambino, negli altri scomparti sono presenti i santi Severino, Giovanni Battista, Francesco e molte altre figure. Un’opera di grandi dimensioni (382 x 252 cm), sfarzosa nella sua struttura, composta da un ricco apparato decorativo di cornici e pinnacoli intagliati e dorati: una struttura lignea attribuita dall’Aleandri a Domenico Indivini, grazie al confronto con quella simile del polittico di Lorenzo d’Alessandro a Serrapetrona. Più che nella espressività dei personaggi, dove Vittore accusa minore forza ed abilità rispetto al fratello Carlo, l’artista si caratterizza maggiormente per i pregevoli dettagli che compongono la sua opera, palesando così una buona padronanza decorativa. Come riportato nel catalogo della mostra I pittori del Rinascimento a Sanseverino (2001), in questo polittico Vittore Crivelli ha espresso «le sue migliori qualità tecniche e artistiche, curando con minuzia tutti i dettagli della complessa composizione; la profusione di ori, i velluti sontuosi, i fiori e i frutti descritti con rara perizia tecnica, le trepide espressioni che connotano i volti degli angeli e dei santi esprimono una creatività che ancora non è sfociata nella routine delle opere successive». Inoltre, è bene ricordare che una delle peculiarità di quest’ancona settempedana, è quella di essere la prima della serie di polittici creati da Vittore Crivelli, «un modello per i successivi dipinti realizzati per i Francescani di Fermo e per quelli di Monte Santo (Potenza Picena), ambedue smembrati e dispersi tra vari musei italiani e stranieri». Quindi, l’importanza dell’opera viene confermata, oltre che dall’alta qualità esecutiva e dall’ottimo stato di conservazione, anche dalla sua funzione di “apertura” per i successivi lavori dell’artista. Tutto ciò ne fa un’opera considerevole per l’imminente mostra maceratese.
Silvio Gobbi