Terminati i Giochi, smontate le apparecchiature, Roberto Taddei e i suoi colleghi della “Data Project” di Bologna hanno avuto modo di fare un ultimo giro per Tokyo, città unica per ritmi, abitudini e caratteristiche. La “spedizione” rientrerà domani con un volo Alitalia per Fiumicino. Intanto, ecco un’altra pagina del diario olimpico.
“Dopo il termine della quarantena controllata ci è stato rilasciato una sorta di green pass giapponese con il quale abbiamo potuto fare i nostri spostamenti senza infrangere le ferree regole imposte dal Governo locale per combattere la pandemia. Andando dall’hotel alla Ariake Arena o allo stadio del Beach volley, ho notato che ogni quartiere di Tokyo ha enormi centri commerciali a tema. Interi grattacieli dedicati tutti all’elettronica oppure tutti agli oggetti per l’arredamento e la casa ovvero interamente dedicati all’abbigliamento e così via… Ho visto anche grattacieli riservati, da cima a fondo, ai personaggi giapponesi dei cartoni animati, alcuni noti anche in Italia, tipo i Pokémon. Così come esistono interi edifici dedicati alle battaglie di softair o alle sfide con i videogiochi.
Esiste un quartiere (Akihabara) in cui ci sono solo negozi fornitissimi di ogni tecnologia e, fra questi, si trovano quelli dell’usato. Sono enormi! Ho toccato con mano intere ceste di noti marchi di cellulari che si prendono a pochi yenn, con la formula del visto, acceso, comperato. Si possono trovare Pc, console di videogiochi, di tutti i modelli, anche i più recenti, a prezzi da usato molto convenienti. Ma anche macchine fotografiche, teleobiettivi, fotocamere, tablet, di tutto insomma. Una vera giostra del divertimento per gli amanti della tecnologia.
Chi invece vuole scoprire una Tokyo più tradizionale, può fare un giro al quartiere Asakusa. Qui c’è il tempio più antico del Giappone (Sensõ-ji), circondato da edifici tradizionali giapponesi.
Chi adora il caos applicato all’ordine giapponese può fare un salto al quartiere Shibuya. I simboli di questo quartiere sono il famoso incrocio di fronte l’omonima Shibuya station, dove camminano incrociandosi migliaia di pedoni provenienti dai quattro lati dell’incrocio, senza che si scontrino l’un l’altro. Ho provato ad attraversare questo incrocio. Ebbene, se decidi di andare in una direzione, non cambiare idea in mezzo all’incrocio perché potresti non essere libero di spostarti e verresti trascinato dalla “corrente umana” in un’altra direzione.
Caratteristica di ogni via di Tokyo, comunque, è il poco rumore generato dal traffico e dalle voci dei pedoni. Ricordate? Non si urla né si parla a voce alta per strada. Insomma, credo che Tokyo sia davvero una città unica.