Le Olimpiadi di Tokyo 2020 si stanno svolgendo a porte chiuse, con sommo dispiacere per gli atleti e per il comitato organizzatore, che ha preferito tutelare la salute della popolazione perdendo gli introiti derivati dalla vendita dei biglietti. Al pubblico televisivo, invece, la mancanza di pubblico nei palazzetti e nello stadio olimpico non toglie emozioni, anzi paradossalmente le amplifica perché si vede e si sente solo lo sport nella sua dimensione più pura. Ad applaudire gli atleti ci sono i colleghi e non solo quelli delle proprie rappresentative nazionali: intorno alle prove sportive, ai successi inattesi, a quelli inevitabili, alle sconfitte, alle cadute, alle delusioni ci sono le reazioni dei compagni, dei colleghi e soprattutto dei rivali. Ed è la parte più bella delle Olimpiadi che arriva come non mai anche a casa dei telespettatori. Il silenzio dei luoghi mette in rilievo l’audio ambientale anche quando è presente il commento in lingua: la potenza delle urla, le esplosioni di gioia, i ringraziamenti, i complimenti, le congratulazioni tra rivali arrivano al pubblico in tutta la loro forza.
Ecco come vive e racconta questa situazione Roberto Taddei.
“Indubbiamente i Giochi si caratterizzano per la totale assenza di pubblico sugli spalti. Per la verità erano stati pensati almeno con gli spettatori giapponesi. Quindi sia la Ariake Arena, costruita appositamente per le Olimpiadi, che ospita le partite indoor, sia lo stadio del Beach Volley, sono stati abbelliti e preparati anche sugli spalti, con cartelli per il pubblico, piani di deflusso e accesso, postazioni di controllo. Poi, però, appena una settimana prima dell’inizio gli organizzatori del Cio hanno deciso di chiudere gli spalti a tutti.
Nel protocollo sia indoor che del beach c’è uno staff che si occupa dell’intrattenimento vocale e musicale prima, durante e dopo le partite. Loro stanno facendo uno splendido lavoro pur non avendo nessuno da intrattenere.
Per quanto riguarda l’aspetto agonistico, invece, le squadre ormai si sono abituate a giocare senza pubblico, quindi lo spettacolo agonistico non ne risente. Anche dal punto di vista delle motivazioni dei singoli atleti non ho notato differenze rispetto alle partite col pubblico. Certo, una prodezza di qualche campione, applaudita da 15 mila spettatori (tanti ne può comodamente accogliere l’impianto indoor) o una bella giocata di un beacher acclamata da 5 mila appassionati seduti allo stadio di beach avrebbe dato più spinta ai giocatori stessi e avrebbe creato uno spettacolo nello spettacolo.
Una nota a margine: pur essendo gli spalti vuoti, ci sono comunque controllori, stuart e accompagnatrici in ogni settore. Sempre sorridenti e disponibili, ma intransigenti. Non di pensi di girare a piacimento per gli spalti!
Ultima considerazione: per il lavoro che svolgiamo noi l’assenza di pubblico non modifica più di tanto il nostro operato, anche se devo dire che l’interferenza che può generare la presenza di 15 mila cellulari a volte mette in difficoltà le nostre apparecchiature. Difficoltà che dura comunque qualche secondo, perché sappiamo cosa fare in questi casi.