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Il Potenza dal ponte dell'ex ospedale
Il Potenza dal ponte dell'ex ospedale

Il diploma del vescovo Eudo, un enigma per geologi

Un documento di fondamentale importanza per comprendere le fasi che hanno portato alla nascita della città medievale di San Severino è il diploma del vescovo Eudo risalente all’anno 944.
Trattasi di una cartula di poche righe scritta in latino dal vescovo di Camerino che all’epoca si occupava della gestione della comunità settempedana.
Purtroppo il documento, nonostante sia facilmente traducibile, risulta enigmatico e si presta a varie interpretazioni.

Il passo responsabile dell’incomprensione è il seguente: “…in honore beate marie virginis (…) in castello qui dicitur ad sanctum severinum super flumen potentie et super saxu ipsius fluminis prope via publica cepi a fundamento edificare ecclesiam…”, che tradotto diventa “…in onore alla Beata Vergine Maria (…) nel castello detto di San Severino sopra il fiume Potenza e sulla roccia del fiume stesso presso la via pubblica ho iniziato a costruire dalle fondamenta una chiesa…”.

La domanda sorge spontanea: a quale chiesa si riferisce il vescovo Eudo?

Gran parte degli studiosi che hanno esaminato il documento ipotizzano possa trattarsi del duomo vecchio ubicato sulla cima del colle dove sorge il castello o della chiesa di Santa Maria della Pieve situata all’interno della città romana di Settempeda; qualcuno ritiene sia la chiesa di Santa Maria del Mercato, l’attuale San Domenico. Ma si tratta soltanto di ipotesi e i dubbi rimangono tutti. A tal riguardo molto interessante è il lavoro della storica Sonia Virgili, Insediamenti civili e religiosi nella media e alta valle del Potenza, pubblicato nel 2014 da Edizioni All’Insegna del Giglio.

Eppure il vescovo non ha fatto confusione, anzi è stato molto chiaro, solo che occorrono delle conoscenze geologiche per capire quale zona indichi.
In particolare è necessario sapere che la valle fluviale del Potenza, simile a molte altre, presenta un’anomalia proprio nel tratto che passa per San Severino. Infatti i fiumi, nel loro corso, di solito tendono ad incidere i depositi alluvionali, formati da ghiaie, sabbie e limi, che risultano abbastanza teneri evitando le zone in cui la roccia dura è affiorante. Stranamente il Potenza nell’attraversare San Severino, giunto all’altezza del ponte delle scuole elementari, si sposta decisamente verso nord e va ad incidere la roccia, formata da strati massicci di arenaria, che nella zona tra l’ospedale vecchio (oggi casa di riposo “Lazzarelli”) ed il borgo di Fontenuova arriva sino al piano stradale.

Il Potenza dal ponte dell’ex ospedale

Gli strati massicci di arenaria sono ben visibili affacciandosi dal ponte nei pressi dell’ex ospedale e guardando verso ovest, verso le scuole elementari; si possono notare anche i tronconi del vecchio ponte romano appoggiato su tali strati e distrutto nel 1944 dalle truppe tedesche in ritirata.

I nostri antenati erano degli attenti osservatori ed avevano notato l’anomalia del Potenza.

Quando il vescovo Eudo scrive “super flumen potentie et super saxu ipsius fluminis” si riferisce senza dubbio a quest’area; la conferma viene dalla frase successiva “prope via publica” ad indicare il ponte romano che rappresentava la via pubblica e che all’epoca era sicuramente esistente.

Pertanto la chiesa voluta dal vescovo Eudo è certamente quella che attualmente è dedicata a San Francesco di Paola, l’unica costruita “sopra il fiume e sulla roccia del fiume stesso”; tale chiesa inizialmente fu intitolata alla Beata Vergine Maria e successivamente a San Severino perché qui furono ospitate le reliquie del santo per oltre un secolo, sino all’edificazione del duomo vecchio avvenuta nel 1061.

Chiesa di San Francesco di Paola

Sui motivi delle scelte del vescovo Eudo si può discutere molto. Il nuovo edificio sacro probabilmente andava a sostituire la cattedrale di Settempeda, situata dove ora c’è la chiesa di Santa Maria della Pieve in una zona che all’epoca era ritenuta poco sicura e che era stata abbandonata da gran parte della popolazione; il vescovo aveva l’esigenza di accontentare i cittadini che si erano spostati verso il nuovo insediamento sul colle dove sorgeva il castello e gli altri che erano rimasti nella città romana. La chiesa viene costruita a metà strada sul luogo dove c’era il ponte romano e forse il piccolo borgo di Fontenuova, ma sulla sponda verso il castello considerata meno pericolosa.

Interessanti sono anche le date in cui si verificano tali avvenimenti; quasi sicuramente la chiesa viene inaugurata nel 945, esattamente 400 anni dopo la morte di San Severino avvenuta nel 545 secondo la tradizione, ma è probabile che tradizione e realtà in questo caso coincidano.

Attualmente la chiesa di San Francesco di Paola, già di San Severino al Ponte e ancor prima della Beata Vergine Maria non è visitabile in quanto danneggiata soprattutto dall’incuria, ma anche dal terremoto del 2016 e necessita di lavori di ristrutturazione che la riportino ad una condizione decorosa trattandosi della chiesa più antica della città; anche i due tronconi del ponte romano andrebbero valorizzati liberandoli dalla vegetazione e rendendoli ben visibili.

Roberto Ranciaro, presidente dell’Archeoclub di San Severino Marche