Lunedì 19 giugno, nell’aula conferenze del museo MaRec, si è tenuta la cerimonia di restituzione del dipinto su tela raffigurante Sant’Antonio Abate davanti al corpo di San Paolo primo eremita. L’opera era stata rubata nel 2006, nel periodo tra Natale e Capodanno, dalla chiesa di Sant’Antonio della frazione di Castel San Pietro ed è stata ritrovata nel settembre del 2022 dai carabinieri della stazione di San Severino, su segnalazione di alcuni cittadini della frazione che avevano notato l’opera in un laboratorio di restauro.
Segnalata l’opera ai carabinieri, le forze dell’ordine si sono recate nello studio dove hanno fotografato il dipinto per inviare le immagini al Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona: il confronto, tra le fotografie e la banca dati, ha confermato che si trattava dell’opera trafugata anni fa. Il quadro è stato sequestrato e restituito all’arcidiocesi (sua proprietaria), il privato che aveva commissionato il lavoro di restauro è stato denunciato per ricettazione di beni culturali.
Un’occasione di gioia per gli abitanti della frazione che, dopo tanto tempo, sono riusciti a riottenere un quadro della loro chiesa, un pezzo della loro storia. La direttrice del MaRec, Barbara Mastrocola, ha coordinato l’incontro e ha definito il ritrovamento come «un momento importante di grande emozione perché è come ritrovare qualcuno dopo tanto tempo. Ritrovare un’opera dopo 17 anni dà sicuramente molta emozione» e ha dichiarato che l’opera rimarrà al MaRec finché la chiesa di appartenenza non tornerà agibile.
Per l’arcivescovo di Camerino-San Severino, Francesco Massara, «ogni opera d’arte rappresenta l’identità di una comunità» e questo recupero è il frutto della collaborazione proficua tra forze dell’ordine e cittadini. Anche il sindaco Rosa Piermattei ha ringraziato le forze dell’ordine ed i cittadini, sottolineando la grande importanza dell’evento per la comunità di Castel San Pietro e per tutta la città di San Severino.
Per il maggiore Giulia Maggi, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Tolentino, la restituzione del quadro «è un risultato visibile, concreto, che ci permette di restituire un pezzettino di storia a questa popolazione». Il luogotenente della stazione dei carabinieri di San Severino, Massimiliano Lucarelli, ha raccontato le operazioni di recupero, sottolineato il fondamentale aiuto dei cittadini ed esortato la cittadinanza a non avere mai remore a chiedere aiuto; inoltre, era presente il maggiore Mattia Ivano Losciale del Nucleo tutela patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri di Ancona.
Matteo Mazzalupi, storico dell’arte, ha descritto dettagliatamente l’opera e la sua iconografia, datando la realizzazione grossomodo intorno alla metà del Seicento e dichiarando che non possa essere attribuita a nessuno dei maggiori pittori settempedani del periodo. Il quadro (di grandi dimensioni, circa tre metri di altezza per due di larghezza) racconta «un episodio della vita di Sant’Antonio Abate dove il santo non è precisamente il protagonista, lo è l’uomo sdraiato, morente, in primo piano, San Paolo primo eremita», dichiara lo storico: siamo ai tempi delle persecuzioni cristiane, intorno al terzo-quarto secolo, e l’opera narra il particolare e importante incontro in Egitto tra Antonio Abate e Paolo, il primo eremita. Purtroppo la tela è molto danneggiata e ciò rende più difficile studiarne ulteriormente i particolari e lo stile. Per contestualizzare l’opera, Mazzalupi si è rivolto all’avvocato Federico Lucarelli, avvocato a Roma originario di Castel San Pietro, il quale ha scritto un volume sulla storia della frazione dove sono narrate le vicende della comunità e le varie modifiche e ricostruzioni della chiesa ospitante il quadro.
Infine, l’avvocato Lucarelli ha ringraziato a nome della comunità per aver «riportato un’opera che ha visto le gioie e i dolori delle famiglie, tutta la vita della comunità: avete restituito non solo un’opera d’arte, ma un pezzo della storia di Castel San Pietro».
Silvio Gobbi