È tra gli stemmi più belli del municipio settempedano quello scolpito e dipinto nel 1525 da Giovanni Di Piergiacomo per la Magistratura cittadina. E’ stata una vera impresa poter collocare nell’ultima sala della Pinacoteca “Pietro Tacchi Venturi” questa bellissima opera lignea.
Era infatti appesa a circa cinque metri da terra, nello scalone del municipio settempedano, sopra la porta di accesso alla sala del Consiglio comunale. Essendo la scala completamente aperta all’accesso dal cortile interno, era nel tempo divenuto comodo rifugio di alcuni pipistrelli, che lo usavano anche per le loro quotidiane necessità fisiologiche.
Prima di essere ammesso nella sala di Bernardino di Mariotto e della lavorazione artistica del legno (Sala VI del piano primo) è stato fatto oggetto di manutenzione – disinfettato, pulito e bonificato dai tarli – dal restauratore Emanuele Ticà. Ora si può ammirare nella sua migliore condizione, ad un’altezza compatibile con un’opportuna visione ravvicinata, vista la qualità artistica.
Nessuno degli storici che vi si sono cimentati è mai riuscito a sciogliere il significato delle quattro lettere dorate C. C. A. V., che si trovano tra il serto vegetale con foglie e frutti e lo scudo accartocciato di colore rosso, tipico dell’araldica rinascimentale.
Notevole il fronte della chiesa dedicata al patrono San Severino, aggiornato alla moda architettonica del tempo, con un portale a edicola (vistosamente fuori scala), una cupola posta su un alto tiburio bramantesco con finestre e, soprattutto, i due onnipresenti campanili, in questo caso atrofizzati e ridotti ad elementi simili ai quasi coevi torricini del Palazzo Ducale di Urbino.
Luca Maria Cristini