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Maurizio Serafini ai Biagi nel giardino incantato di "Luci e pietre"
Maurizio Serafini ai Biagi nel giardino incantato di "Luci e pietre"

“Per fortuna ci siamo persi”: Maurizio Serafini e l’arte del viaggio imprevedibile

03Una delle sorprese più belle del Natale è stata la presentazione del libro di Maurizio Serafini “Per fortuna ci siamo persi” (sottotitolo “L’arte del viaggio imprevedibile”) all’interno del bellissimo villaggio educativo creato ai Biagi dall’associazione “Luci e pietre”.

Un caldo sole riscaldava il felice mattino e, mentre i bambini si divertivano a giocare salendo sulla casa nell’albero, poco più in là c’era la “vergara” Maria che mostrava a grandi e piccini come si fa “la perna a ma’ co’ lu rasagnolu”.

Maurizio Serafini ha acceso il microfono e ha cominciato a raccontare del suo libro: uno zibaldone in cui ha raccolto i diari più significativi dei suoi innumerevoli spostamenti in giro per l’Italia e per il mondo, “vissuti – dice – seguendo non una guida turistica ma uno spirito guida”.

Per capire il libro bisogna innanzi tutto conoscere Maurizio. E’ maceratese, ha esplorato il mondo e i suoi amati Appennini; è una guida escursionistica e ambientale, nonché cantautore e musicista, capace di portare la musica in cammino e il cammino nella musica. Insieme con Luciano Monceri ha ideato e cura il Montelago Celtic Festival.

“Le cose che ci accadono sono un mistero. E allora molliamo gli ormeggi, affidiamoci all’imprevedibile e mettiamoci in cammino insieme”, scrive Serafini nel suo libro, edito da “Terre di mezzo”, raccontando venti avventure – surreali ma verissime – che diventano un inno allo spirito libero del viaggiatore. Sono storie che lui ha vissuto tra pirati malesi e isole proibite, tra una carovana di saltimbanchi nel deserto del Sahara e una serie di peripezie nelle tormente himalayane, fino a quel viaggio in Turchia in cui tutto ebbe inizio: “Ero con un’amica che seguiva pedissequamente le indicazioni contenute nella sua preziosa guida – scrive Maurizio – e mi resi conto che ci stavamo perdendo l’anima del Paese. Non era l’esperienza di scoperta e arricchimeno che avremmo voluto. Così, sotto i suoi occhi increduli, gettai il libro dal finestrino dell’auto in corsa. Lei stessa, a posteriori, dovette riconoscere che da quel momento cominciò il vero viaggio, quello sospeso tra realtà e sogno, quello unico e irripetibile, quello dell’avventura viva e fulgida che torna a casa con te”.

Ecco, il libro “Per fortuna ci siamo persi” è proprio questo: “un cammino fuori sentiero, senza mappe e senza itinerari”, basato sull’istinto anziché sul ragionamento. Maurizio, viaggiando, va in cerca di un’ispirazione con i radar della percezione, pronto – come un gatto – a saltare alla reazione. E l’essenza dei suoi racconti è lì, con tutto il suo fascino: “E’ questo l’unico modo per non andare a cercare luoghi, ma attendere che siano loro a trovarti – conclude Serafini -. In un mondo in cui essere esploratori è molto difficile, mi sono così concesso un modo tutto personale di farlo: viaggiare in attesa di perdersi”.

 

 

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