Il “Cammino dei Forti” è un tour escursionistico, in cinque tappe, capace di far scoprire ai partecipanti le bellezze naturali e storiche del nostro territorio: un impegnativo e soddisfacente giro, rigorosamente a piedi, all’interno della natura e dei luoghi che ci circondano. L’attività è stata ideata e progettata dall’associazione culturale “Pranzo al sacco” (David Dignani, Guido Pacella e Alessio Ancillani) e ha avuto le prime due adesioni: Giulia Pacella e il marito Alessandro Paciaroni, i quali hanno partecipato al giro, dal 17 al 21 agosto. Li abbiamo intervistati per farci raccontare la loro esperienza e le loro impressioni.
Giulia Pacella: «Mio marito e io siamo stati i primi a partecipare, siamo stati dei veri “beta tester”! Non siamo molto allenati, ma abbiamo deciso lo stesso di farlo perché è una vera occasione per esplorare il nostro territorio, troppo poco valorizzato. Poi io, oltre ad insegnare, sono anche una guida turistica, quindi ogni volta che si presenta l’occasione per conoscere e promuovere il nostro territorio, sono in prima fila».
Puoi raccontarci come sono strutturate le tappe del “Cammino dei Forti”?
Giulia Pacella: «Certo! Siamo partiti da Piazza del Popolo, dalla Pro loco, dove abbiamo acquistato la mappa del tour. È un oggetto fondamentale: lì si trova tutto il percorso da seguire, con tanto di dettagli importanti, come, per esempio, le fonti di acqua potabile dalle quali si può bere. Muniti di zaino con tutto il materiale necessario (acqua, ricambi, scarpe da trekking), ci siamo avviati. Il primo percorso è di circa 14 km, parte dalla Piazza del Popolo, passa per Castello al monte, Pale eoliche – Torre Beregna e, infine, sbuca a Crispiero. Giunti lì, abbiamo alloggiato in una delle strutture convenzionate con il “Cammino dei Forti” (Hotel Panorama), dove ci hanno timbrato il cartellino, il nostro “salvacondotto del camminatore”: ad ogni tappa, nelle strutture convenzionate, puoi farti mettere il timbro; una volta completato il tour, hai tutti i timbri».
14 km sono un bell’inizio per chi non è allenato!
Giulia Pacella: «Sì, ma è stato molto più faticoso il secondo cammino: ben 28 km! Partiti da Crispiero, ci siamo diretti a Castelraimondo, poi Gagliole, la zona dei Prati di Gagliole, fino all’Abbazia di Roti, infine siamo giunti a Rastia per alloggiare a “Casa Grimaldi”. Un percorso stupendo, faticoso, ma veramente appagante per il paesaggio meraviglioso, tra colline e montagne, che siamo riusciti a goderci, anche con il caldo che faceva».
Il caldo in quei giorni è stato particolarmente intenso…
Giulia Pacella: «Esattamente, infatti per cercare di “combatterlo” siamo sempre partiti molto presto, ogni mattina. Il terzo giorno, partiti da Rastia, siamo saliti sino alle falde del Monte San Vicino, fino ai prati, ed abbiamo deciso di virare verso il Monte Faldobono, alto circa 1200 metri (se non sbaglio). Da lì il panorama è veramente incredibile: si possono vedere tutte le punte più famose, come il Conero o addirittura il Gran Sasso se non c’è foschia. Un percorso fatto di molte salite e discese, che ti conduce successivamente alla faggeta di Canfaito e infine sbuca a Elcito, il “Tibet delle Marche”, dove abbiamo alloggiato nel centro del paese, in una casa convenzionata. In tutto questi sono 24 km!».
Anche in questa terza tappa ne avete macinati di chilometri e noto che vi state avvicinando al ritorno nel nostro Comune.
Giulia Pacella: «Sì, il cerchio si sta compiendo, ma non è ancora finita. Nella quarta tappa, sempre di 24 km, siamo partiti da Elcito in direzione di Chigiano, poi Corsciano, dove ci siamo ristorati nel bar della frazione, sempre convenzionato con il tour, e siamo sbucati alla torre di Aliforni. Poi, in direzione Serralta, la parte alta dove c’è il Castello, la cosiddetta “Serralta Alta”. Infine, ci siamo addentrati nella macchia, direzione Borgo Monticole, e siamo sbucati sotto la suggestiva Torre di Pitino. Lì abbiamo alloggiato nel convenzionato Casal Villanova; tutto sommato, questo percorso, pur essendo lungo come l’altro, è stato meno faticoso perché il dislivello era minore, quindi molti meno “sali e scendi”».
Quarta tappa, quindi siamo vicini alla fine. La quinta tappa che giro vi ha fatto fare per tornare al punto di partenza?
Giulia Pacella: «Da Pitino ci siamo diretti verso Marciano, poi San Mauro, Sant’Elena. Tutte frazioni, piccole e caratteristiche, che ci hanno fatto ricordare le storie e i luoghi dei nostri nonni. Poi, dal Castello della Truschia di Sant’Elena, direzione Serripola, fino a sbucare nei pressi dell’ex ristorante “La Pineta”. Da lì siamo scesi fino a tornare in Piazza del Popolo, alla Pro loco. Anche qui 24 km circa».
Siete stati tenaci a concludere questo percorso, complimenti. Oltre alla mappa acquistata in partenza, quali supporti avete utilizzato?
Giulia Pacella: «La mappa è stato l’oggetto più importante. Non solo perché non è una semplice cartina, ma una vera e propria guida, con tanto di punti segnalati e descrizioni puntuali dei luoghi in cui ci si trova: un itinerario che descrive ogni tappa per fugare ogni dubbio. In più, abbiamo scaricato le tracce GPX sullo smartphone per poterci orientare ancora meglio, in caso di disorientamento. Un’altra nota positiva del tour sta nella cartellonistica lungo il percorso: poco invasiva, nel pieno rispetto della natura».
Giulia, cosa puoi dirci come opinione conclusiva di questa impegnativa esperienza?
Giulia Pacella: «La rifarei senza problemi, anche perché ora, dopo tutti questi chilometri, non ci fanno più male le gambe! Scherzi a parte, è stato un vero piacere scoprire tutti questi luoghi a noi noti, ma da noi sempre troppo poco calcolati. Riscoprire la natura, e anche la storia, dati tutti i borghi e torri da noi visitati, attraverso non l’ottica del turista, ma del vero camminatore, che parte per esplorare e scoprire i luoghi unici che lo circondano».
Alessandro, anche tu hai partecipato con tua moglie al tour: cosa puoi dirci dal tuo punto di vista?
Alessandro Paciaroni: «Come ha detto Giulia, è un’esperienza tanto faticosa quanto appagante, capace di farci riscoprire i luoghi sotto un altro punto di vista. Lo consiglierei ad ogni persona, di ogni età, perché è un’occasione di crescita per chiunque. Ti fa riscoprire il tempo, la pazienza per raggiungere un determinato luogo ed obiettivo, serve per mettere alla prova i propri limiti di sopportazione, fisica e mentale. A noi è servito a riscoprire i nostri luoghi, a chi non è di qui, può essere utile per conoscere un territorio dell’entroterra marchigiano così ricco e affascinante».
In pratica, un turismo che va di pari passo con la natura, la asseconda e non la piega alla frenesia.
Alessandro Paciaroni: «Sì, un vero turismo sostenibile, a impatto zero sotto ogni punto di vista. Ti godi la natura nella sua libertà, senza vincoli. Non abbiamo avuto problemi con gli animali, al massimo abbiamo incontrato qualche mandria libera senza cane pastore. Ci siamo pure fatti un nuovo amico, il cane dell’alloggio di Pitino ci ha fatto compagnia per un bel pezzo di strada mentre proseguivamo il nostro giro!».
Bellissima compagnia! Alessandro, hai qualche consiglio da dare e qualche altra curiosità da raccontare?
Alessandro Paciaroni: «Guarda, una delle cose che più mi ha colpito è stata quella di ripensare ad un’esigenza pratica come l’acqua. Per noi, per il nostro stile di vita, l’acqua la diamo per scontata, ma nell’ottica di questo viaggio, non lo è per nulla. Perciò è stata fondamentale la mappa, dove oltre ai numeri di emergenza, sono segnalate anche tutte le fonti di acqua potabile: lì capisci che devi organizzarti con le borracce, con le scorte, e sapere quanto tempo passerà da un rifornimento e l’altro. Una piccola curiosità: con questo viaggio, ho riscoperto la famosa acqua fresca della fonte di Chigiano, se non erro eretta dal conte Collio intorno al XVII secolo. Era un racconto dei nostri nonni, ci dicevano sempre che partivano per fare rifornimento a questa fonte: ora anche noi abbiamo conosciuto la sua freschezza. Con questo viaggio, abbiamo riscoperto i nostri luoghi, i racconti dei nostri avi, e questa lunga strada ci ha fatto vivere un inaspettato e indimenticabile percorso di crescita personale: siamo tornati indietro nel tempo. Ed è un tour che può coinvolgere chiunque, non soltanto noi che siamo originari di qui, ma anche turisti esterni, di ogni luogo e nazionalità».
Silvio Gobbi