In merito all’installazione “Museo della Guerra, San Severino Marche” – da poco inaugurata in città – l’Anpi, sezione “Capitano Salvatore Valerio, medaglia d’oro al valore militare”, al fine di ristabilire la verità storica, ricorda e ribadisce che San Severino Marche fu liberata dal nazifascismo dal Battaglione Mario che entrò in città il 1° luglio 1944; solo successivamente arrivarono quelli della Brigata Maiella.
Si fa inoltre notare che i pannelli esplicativi danno una lettura parziale delle complesse vicende storiche poco prima e subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943: caduta di Mussolini, governo Badoglio, esilio di Mussolini a Campo Imperatore, sua liberazione da parte dei Tedeschi, nascita della Repubblica di Salò, San Severino Marche località ad internamento libero per Slavi ed Ebrei, e tanto altro…
A un visitatore poco informato s’ingenera una lettura fuorviante del periodo storico.
“Museo della guerra”: ma a quale guerra ci si riferisce? Alla seconda guerra mondiale, come riportato nel sottotitolo? Allora dov’è tutta la parte riguardante il ruolo dell’Italia fascista a fianco della Germania nazista nello scatenare il conflitto?
Alla guerra di liberazione? Allora dov’è il ruolo del Comitato nazionale di liberazione, della Resistenza civile e armata che portò alla liberazione del Centro e Nord-Italia, prima dell’arrivo degli alleati, celebrata per legge dello Stato il 25 aprile? E il ruolo degli IMI?
Si aggiunga che un museo per avere valore e senso deve essere legato al territorio e quindi non può prescindere e non può non dare ampio spazio al Battaglione Mario e a tutto il territorio del San Vicino, dei Comuni e delle frazioni coinvolte, tanto più quando a livello nazione è stato dato ampio spazio all’importanza militare del San Vicino e del Battaglione Mario, caratterizzato dall’essere una realtà multietnica e multiculturale , quindi unica e peculiare.
Spiace, quindi, che mentre RaiStoria, il 23 aprile di quest’anno, abbia dedicato tutta una trasmissione di Paolo Mieli a quanto sopra detto, auspicando altresì la medaglia d’oro al valore civile per la Città di San Severino Marche, chi ha commissionato e curato la cartellonistica abbia ignorato tutto ciò.
E’ un vero insulto al capitano Salvatore Valerio, al maresciallo dei Carabinieri Giordano, all’eroico martire don Enrico Pocognoni, a don Ciarlantini, a Mosè Di Segni, all’etiope “Carletto”, a Mario Depangher, tra l’altro primo sindaco della città liberata, e a tutte le partigiane e partigiani: italiani, ebrei, somali, etiopi, eritrei, inglesi, ex iugoslavi, russi, che hanno combattuto e in molti sono morti nei nostri luoghi per la nostra libertà.
Anpi “Capitano Salvatore Valerio, medaglia d’oro al valore militare” San Severino Marche.