La Città di San Severino si è fermata per commemorare il Giorno del Ricordo, istituito per onorare la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo forzato degli italiani da Istria, Fiume e Dalmazia nel secondo dopoguerra.
La cerimonia si è svolta davanti al Monumento dei Caduti alla presenza delle autorità civili, politiche e militari, e ha visto la partecipazione di studenti e cittadini, uniti in un momento di riflessione e memoria.
Nel suo saluto istituzionale, il sindaco Rosa Piermattei ha sottolineato l’importanza di questa giornata, che invita a riflettere su una delle pagine più dolorose e meno conosciute della storia italiana.
Il primo cittadino settempedano, inoltre, ha rivolto un pensiero particolare alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti, ribadendo l’impegno dell’Amministrazione comunale nel custodire la memoria di questi eventi affinché le nuove generazioni possano comprendere il valore della pace e della convivenza civile. “Ogni anno, in questa occasione, ricordiamo anche gli esuli giuliano-dalmati che, costretti a lasciare le loro case, hanno portato con sé un’eredità di sofferenza ma anche di resilienza. A San Severino abbiamo avuto esempi di queste famiglie, alle quali ancora oggi non mancherà mai il nostro rispetto e la nostra stima”.
Durante la cerimonia è intervenuta anche la professoressa Fabiola Cecchetti, in rappresentanza dell’associazione Unione degli Istriani. Nel suo discorso ha ricordato le migliaia di italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia che, dal 1943 in poi, vennero brutalmente assassinati o costretti all’esodo forzato: “Oggi commemoriamo una pagina della storia d’Italia per troppo tempo occultata e, da alcuni, ancora negata. È nostro dovere difendere la dignità di quelle vittime, tramandarne il ricordo e far conoscere alle nuove generazioni questa tragica vicenda”.
La professoressa Cecchetti, poi, ha ripercorso le vicende storiche che hanno portato alla tragedia delle foibe e dell’esodo, sottolineando il contesto di violenze, persecuzioni e discriminazioni che per decenni ha colpito gli italiani dell’Adriatico orientale. “Gli eventi che oggi ricordiamo affondano le loro radici in un preciso disegno di slavizzazione che si è sviluppato nel corso dell’800 e che ha visto la sua drammatica concretizzazione nel secondo dopoguerra. Intere famiglie furono costrette ad abbandonare le loro case, portando con sé il dolore dell’esilio e il trauma dell’emarginazione. E questa storia non riguarda solamente la Venezia Giulia e la Dalmazia ma tocca da vicino anche le Marche. Furono 79 i cittadini marchigiani che caddero al confine orientale in quei tragici giorni”.
Alla cerimonia hanno preso parte anche il vice sindaco e assessore alla Cultura, Vanna Bianconi, l’assessore alla Sicurezza e alla Polizia locale, Jacopo Orlandani, l’assessore ai Servizi sociali, Michela Pezzanesi, il consigliere comunale Paolo Amici, la consigliera comunale e provinciale Tiziana Gazzellini.
Presente anche il Gonfalone della Città insieme alle forze armate rappresentate dal comandante della stazione Carabinieri, luogotenente carica speciale Massimiliano Lucarelli. Alla cerimonia sono intervenuti pure il comandate della Polizia locale, vice commissario Adriano Bizzarri, il presidente della sezione cittadina dell’Associazione nazionale Carabinieri, maresciallo maggiore cavalier Decio Bianchi, i rappresentanti della stessa Anc, quelli dell’Associazione Arma di Cavalleria, dell’Associazione nazionale Granatieri, dell’Associazione nazionale Alpini, i volontari del gruppo comunale di Protezione civile, dell’Avis e della Croce rossa italiana.
Presenti anche gli studenti insieme ai dirigenti scolastici: Catia Scattolini per l’Istituto comprensivo “P. Tacchi Venturi” e Sandro Luciani per l’Istituto tecnico “Divini” e per l’Istituto professionale “Ercole Rosa”.