Padre Pierino Valenti nasce a San Severino Marche il 15 dicembre 1942. Un uomo di grande cultura e apertura mentale. Di rara umiltà e d’infinita saggezza. Scrittore, teologo, psicologo, ricercatore, viaggiatore, documentarista, correlatore e relatore, ove trova nella sacralità dell’invocazione a Dio, una visione eterea che gli diviene indispensabile perché lo eleva verso le più alte sfere della purezza e della spiritualità. Già a 12 anni entra in seminario dai Frati Cappuccini per i primi studi clericali. Nel 1970 consegue la licenza in Teologia e nel 1981 si laurea in Psicologia presso l’università “La Sapienza di Roma” con una tesi sperimentale sullo “Sviluppo del pensiero operatorio in una società tribale della Guajira”.
L’interesse per la ricerca lo ha spinto in Colombia nel 1980 e successivamente in Wolaita (Etiopia 1982 – 1984) allo scopo d’indagare con metodologia piagetiana sullo sviluppo cognitivo di questi gruppi etnici. Nel 1985 sulla Cordigliera delle Ande in Bolivia effettua due documentari per il programma “Geo & Geo” di Rai 3. È autore di moltissimi scritti. Promuove interessanti iniziative culturali, crea a Cingoli il “Salotto d’Autore” che ha la finalità di toccare con l’afflato della poesia la sensibilità degli animi. Un convivio che offre, a tutti coloro che amano la scrittura, la possibilità di condividere, con l’unione degli animi, gioie e dolori. Partecipa come correlatore a molteplici congressi solo per citarne alcuni: Amsterdam (Olanda), 1989 Regional Conference International for Cross Cultural Psychology. Roma 1990, conferenza internazionale “Le università Europee e la Cooperazione
Internazionale” eccetera.
Questo e molto di più è il nostro Padre Pierino Valenti, un uomo con l’umiltà di amare chi non conosce la ricchezza dell’amore e accoglie tra le sue braccia le pecorelle smarrite prendendosi cura del loro cuore. La sofferenza della sua malattia subdola si manifesta giorno dopo giorno con sempre
maggiore evidenza e piano piano ci ha allontanato da lui. In silenzio, quasi in punta di piedi preparandoci a questa rincorsa del tempo che non è mai stata così lunga. È uno di quei Padri con un cuore grande che fa fatica a lasciarsi andare, anche nei momenti peggiori, perché sa che deve essere sempre un punto di riferimento e ci rassicura anche in quest’ultimo periodo, quando è lui per primo ad avere paura.
Non sappiamo niente della morte. Abbiamo dentro solo un senso di rivolta e di impotenza, sentiamo agitarsi dentro di noi quei semi di speranza, di altruismo, di coraggio, di gioia di vivere che lui ha seminato con le parole ma soprattutto con l’esempio. Molti di quei semi sono germogliati e maturati e ognuno di noi possiede il testamento che lui stesso ci hai lasciato nel cuore. Ci ha insegnato che nella vita bisogna essere ottimisti perché è la speranza che muove il coraggio di vivere e concede la forza necessaria per abbandonarsi all’ordine provvidenziale, affinché tutto quello che sembra essere un veicolo cieco si trasformi in canto di gloria. È questo quello che ha sempre cercato di trasmettere anche nel corso dei 20 anni di esperienza nel difficile mondo della lotta alla tossicodipendenza all’istituto Croce Bianca di San Severino Marche. A ciascuno di noi ha lasciato qualcosa, un sorriso, una parola, un ricordo e questo ci dà più forza. Qualcosa di lui è già in noi. Molte persone cercano conforto in questo umile saio. Io compresa.
Certamente parlare con lui le difficoltà non cambiano ma se ne esce illuminati e sostenuti dalla sua preghiera. Gli stessi problemi si affrontano e si vedono in modo diverso. A cambiare non sono i problemi ma il modo di vederli. Si fanno più facili, più sciolti e più leggeri e ci aiuta a costruire una personalità il più possibile completa. Continuo a parlare al presente perché la morte non spezza i legami profondi ma lì trasforma.
La sua ultima pubblicazione è “Multiculture” dove ruba al tempo piccoli ricordi, sprofondando in abissi di considerazioni e riflessioni lasciandosi condurre dall’essenza della natura in uno sfogo fedele dell’anima. In questo lavoro si rinnovano la freschezza dei ricordi e la meraviglia dei racconti legati alle esperienze della Francia, Croazia, Etiopia e della Bolivia. In lui traspone una sensibilità attenta e penetrante, composta d’impegnate domande e di profonde risposte trovate lungo il cammino della vita. Ciò conferisce al suo esprimersi un’estasi meditativa, in cui si rinnova l’umanità impegnata dalla automatizzazione della vita, spesso ricca di sole artificiose espressioni. Anche in questa società senz’anima, dove la vita umana è diventata oggetto senza valore e dove l’Essere è mortificato a favore dell’avere e del sembrare vi è una speranza. La stessa speranza che Pierino Valenti ripone: “IN PRINCIPIO ERA LA MADRE. ESSA ERA ACQUA E ACQUA DAPPERTUTTO… COSI’ STAVA IN TUTTE LE PARTI. COSI’ IN PRINCIPIO SOLO ESISTEVA LA MADRE”, aprendoci l’anima a orizzonti di luce con la certezza che l’ombra della sera nasconda l’alba di un nuovo risveglio.
“Un padre non muore mai. Resta nei ricordi dei propri figli e in ciò che credono di aver dimenticato”.
Sara Francucci