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Cecilia Scisciani
Cecilia Scisciani

La birra artigianale è donna e fa rima con… Cecilia

L’origine della birra, si narra, sia “rosa”: avvenne in Mesopotamia, quando una donna dimenticò all’aperto, prima della pioggia, un’anfora con dei cereali che cominciarono a fermentare, producendo un liquido molto gustoso e confortante. Nel corso dei secoli la produzione di birra, e l’offerta di questa agli ospiti, rimase monopolio femminile e intorno all’anno Mille fu la mistica e religiosa Hildegard von Bingen a effettuare i primi esperimenti sull’utilizzo del luppolo.
Oggi invece il mondo birrario è prevalentemente al maschile, anche se cominciano a esserci di nuovo belle storie e realtà imprenditoriali di successo come quelle di Cecilia Scisciani e Luana Meola.
Cecilia, 33 anni, è di San Severino, proviene dal mondo della ricerca universitaria nel campo delle biotecnologie e con il socio e compagno Matteo Pomposini ha aperto il birrificio MC-77 che ha vinto il premio “Birraio dell’anno” 2016.

Per incontrarle dal vivo e assaggiare i loro prodotti, dal 7 al 9 ottobre, l’appuntamento è a “EurHop! Roma Beer Festival” (eurhop.com), salone internazionale della birra artigianale che si tiene a Roma al Salone delle Fontane dell’Eur. Non solo: Cecilia e Luana, che dopo tanti incontri alle fiere e manifestazioni sono diventate amiche, produrranno il prossimo inverno una birra insieme per sfidare il mercato con una bevanda dall’impronta femminile. Ecco cosa ci ha raccontato Cecilia sulla sua passione e sul mestiere di mastro birraio.

Cecilia, come e quando è iniziato il tuo percorso nel mondo della birra artigianale?

“Sono laureata in Biotecnologie e ho fatto un dottorato in Biologia molecolare, quindi sono partita da un altro settore anche se le conoscenze di biologia e chimica mi sono tornate molto utili. All’epoca degli studi universitari io e Matteo abbiamo iniziato ad assaggiare, quasi per sbaglio, le prime birre artigianali e siamo rimasti talmente colpiti che abbiamo iniziato a produrre birra in casa. Questo hobby è divenuto talmente importante che, nonostante dopo l’Università sia iniziato per entrambi il lavoro di ricercatori, alla fine il nostro desiderio era entrare nel mondo della birra artigianale. Un punto di svolta sicuramente è stato dato da una lezione universitaria tenuta da Leonardo Di Vincenzo, di Birra del Borgo, all’epoca dottorando in Biochimica e homebrewer, che ci spiegò l’applicazione della pratica della materia nell’ambito birrario. Così io e Matteo abbiamo iniziato ad assaggiare, viaggiare, approfondire e conoscere i personaggi di questo mondo e, nel 2013, abbiamo aperto il nostro birrificio, MC-77”.

Com’è stato il tuo approccio in quanto donna al mondo della birra artigianale?

“Non ho mai incontrato diffidenza o difficoltà da parte degli addetti ai lavori o dei colleghi birrai. Paradossalmente ne ho notato di più da chi non conosce il mondo della birra artigianale e che, magari, si stupisce che una donna sia titolare di un birrificio. Con me, ad esempio, i rappresentanti spesso fanno discorsi molto generici… Per poi chiedere di parlare direttamente con Matteo! Molte birre che produciamo vengono identificate come femminili (basti pensare alla Fleur Sofronia ai fiori di ibisco e di colore rosa), ma in realtà ciò che realizziamo deriva dal percorso di assaggi e bevute che abbiamo fatto insieme. Non so se l’apporto di una donna conferisce qualcosa di diverso, forse un maggiore equilibrio che, per esempio, io amo anche nella scelta delle birre da bere”.

Qual è il tipo di birra che preferisci e l’abbinamento con un piatto o spuntino che ami di più?

“Mi piace provare di tutto, perciò direi che non c’è una tipologia di birra che preferisco in assoluto. Dipende molto dal momento della giornata. Per l’aperitivo, ad esempio, bevo spesso una Mild, birra scura e a bassa gradazione, di origine inglese. Accompagnata con un crostino con avocado e salmone è perfetta. A cena, invece, mi oriento su birre ben luppolate, di ispirazione americana, magari abbinate ad un barbecue”.

Che consigli daresti alle donne che vogliono intraprendere questo mestiere?

“Il primo consiglio è non pensare che l’essere donna sia penalizzante e non precludersi nulla, che sia un corso professionale per mastri birrai, un viaggio o un confronto con i colleghi. Quanto alle esperienze all’estero, il Belgio è sicuramente una meta importante: l’estro dei birrai belgi apre la mente e offre molte ispirazioni. Per restare in Europa, suggerisco senz’altro l’Inghilterra e la Germania mentre in America ci sono alcuni Stati con un numero elevatissimo di micro birrifici, come la California e il Colorado. Per quanto riguarda la formazione, molto dipende dal proprio background. Io sono un’autodidatta, perché ho potuto contare sulle conoscenze di biologia e di chimica che mi venivano dagli studi universitari, ma ci sono anche molti corsi professionali. In ogni caso, credo molto nello studio personale e nel confronto costante con chi fa già questo lavoro”.

Usi i social per valorizzare i tuoi prodotti?

“La presenza sui social network ormai è fondamentale, molto più dell’avere un sito internet. Noi utilizziamo principalmente Facebook che è utilissimo per arrivare al pubblico finale in maniera immediata. Attraverso la nostra pagina teniamo aggiornati i nostri clienti su ciò che produciamo e quello che facciamo. E poi ci mettiamo la faccia, pubblicando le nostre foto mentre siamo al lavoro, per far vedere che dietro la birra artigianale ci sono innanzitutto le persone e la loro passione”.

Quest’anno avete vinto il premio di Birraio dell’Anno. Cosa ha significato per te?

“Ogni premio o riconoscimento è, ovviamente, condiviso con Matteo perché siamo in due in questo progetto, dalle ricette a ogni altra fase del lavoro. Come risultato è importante e soprattutto ci stimola a fare sempre meglio, ampliando le tipologie e le birre che produciamo. I riconoscimenti ti danno tanta carica e ti fanno uscire dalla parte più routinaria del lavoro, perché poi si ha l’impulso di creare sempre qualcosa di nuovo”.

L’intervista è di Elisa Poli ed è tratta da “La Repubblica” (D cucina).

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