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All We Imagine as Light
All We Imagine as Light

“All We Imagine as Light”, il film di Payal Kapadiya

Nella Mumbai dei giorni nostri, vivono tre infermiere che lavorano nello stesso ospedale: Prabha, Anu e Parvati. Prabha vive in un appartamento con Anu ed ha un marito sparito da anni: l’uomo è andato a lavorare in Germania e non è più tornato in India. Anu, invece, è una giovanissima ragazza indù innamorata di Shiaz, un ragazzo musulmano, ma i due si frequentano clandestinamente, perché entrambe le famiglie non possono accettare la loro relazione. Parvati è la più anziana delle tre, è vedova, il figlio vive lontano con la propria famiglia, e sta per essere sfrattata dalla casa dove ha passato molti anni della sua vita. Le tre donne passeranno sempre più tempo insieme, fino ad arrivare a creare un solido legame di amicizia, sostegno e sorellanza.

All We Imagine as Light è il primo lungometraggio di finzione scritto e diretto dalla regista indiana Payal Kapadiya, dopo aver realizzato documentari e cortometraggi: il film ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2024. Una storia delicata e potente di tre donne che vivono nella caotica, ma vitale, Mumbai: tre donne dai caratteri differenti e forti che vivono le contraddizioni della loro realtà, tanto ricca di opportunità quanto legata ai vecchi limiti della complessa società indiana. Tre donne che reagiscono differentemente ai torti, capaci di scontrarsi tra di loro per via delle diverse vedute che hanno della vita (specialmente Prabha ed Anu), ma, alla fine, riescono ad approdare ad una indissolubile unione.

Nel film, la regista racconta i limiti dell’India: l’impossibilità per diverse donne di vivere liberamente, di scegliere autonomamente chi amare e con chi vivere; l’insostenibilità dei matrimoni combinati; le difficoltà per le donne a vivere da sole, come Parvati e Prabha. Queste sono storie comuni a molte donne indiane e la regista, con una regia leggera ma decisa, presente ma non ingombrante, sa narrarle con garbo ed efficacia: quando Prabha racconta ad Anu della storia di come è stata abbandonata dal marito, la voce della donna è fuoricampo e la camera inquadra i tanti palazzi di Mumbai, di notte, con le finestre illuminate, come a ricordarci che tante persone condividono la difficile esperienza di Prabha (e delle altre protagoniste). All We Imagine as Light mescola la realtà con la fantasia (arrivando a dei momenti “magici” dove il realismo diventa onirico, senza mai perdere l’equilibrio nei toni), riuscendo a regalarci un’opera ricca di tante sfumature tali da restituire pienamente quella realtà, tanto complicata quanto varia, in cui i mutamenti sono lenti, ma possibili.

Silvio Gobbi