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The Bear 3
The Bear 3

E’ arrivata su Disney + la terza stagione di “The Bear”

Carmy è uscito dalla cella frigorifera dove era rimasto bloccato nella puntata finale della seconda stagione di The Bear. Da dentro la cella frigorifera, lo chef ha fatto più danni che da fuori: ha rotto con Claire, la ragazza che lo amava; ha litigato violentemente con il “cugino” Richie; è tornato a tormentarsi con le paure dei suoi limiti emotivi e professionali. Tutto questo marasma si è scatenato mentre era dentro il frigo: il freddo non ha placato le turbe del ragazzo, le ha scaldate ancora di più.

Ora Carmy è fuori, ma il dolore è rimasto dentro di lui: il senso di fallimento e le sue ossessioni sono ormai una claustrofobica prigione dalla quale non riesce ad uscire. Parla meno del solito (e non è mai stato un tipo loquace), è più irascibile e tormentato di prima, il suo atteggiamento difficile mette alla prova chiunque. Decide quindi di dare il massimo su l’unica cosa che gli riesce bene, cucinare, decidendo di voler ottenere una stella Michelin attraverso un progetto folle: cambiare menù ogni giorno, per mostrare alla famosa guida la qualità del ristorante. L’obiettivo è assurdo e sarà dura per tutti: per la fidata collega Sydney, per Richie, per la sorella Natalie, per l’intera brigata. La tensione sarà alle stelle, la fatica inverosimile ed i costi di gestione lieviteranno a dismisura: mandare avanti il locale sarà un enorme dispendio di denaro, di energie, di tempo. Ne varrà la pena? Riuscirà a raggiungere l’obiettivo, la stella? A che prezzo?

La terza stagione di The Bear è maggiormente ermetica e riflessiva, scalando la frenesia delle prime due stagioni ma senza abbandonare quel senso di tensione che ha sempre caratterizzato la serie. Ora l’inquietudine è meno esplosiva, ma non meno presente, si annida nel profondo e cresce di continuo: coinvolge Carmy per primo, ed ogni personaggio a lui legato. L’ideatore, Christopher Storer, realizza una stagione caratterizzata da più ombre, portando Carmy ad applicare quel pensiero da lui espresso nella puntata finale della seconda stagione: «I don’t need to provide amusement or enjoyment. I don’t need to receive any amusement or enjoyment. I’m completely fine with that». Nella terza stagione, Carmy rifugge infatti da ogni piacere e gioia, pensando così di poter dare il meglio di sé. Sarà vero? Questa chiusura verso gli altri, verso Syd, Richie, Nat e soprattutto Claire (la quale non sparisce mai dai suoi pensieri), lo porterà a vincere la scommessa su di sé e sulla sua professione?

The Bear 3 si addentra nelle difficoltà dei suoi protagonisti alternando il dramma alla commedia, passando da puntate distese ed al tempo stesso audaci (come il primo episodio, caratterizzato da una quasi totale assenza di dialoghi ed interamente incentrato sui flashback di Carmy riguardanti il suo passato), a puntate frenetiche, come quella incentrata sul caotico servizio (dove la colonna sonora, composta da musica classica, è sia in armonia che in contrappunto con il caos della cucina). Ci sono inoltre puntate capaci di approfondire il carattere dei personaggi ed il loro passato, come l’episodio incentrato su Tina e l’episodio di riconciliazione tra Nat e sua madre.

In The Bear 3 la regia è curata in maniera precisa, lo stesso vale per il montaggio, la musica ed ogni altra componente: elementi sempre meticolosamente aderenti ai personaggi ed alle loro vicende (come già accaduto nelle precedenti stagioni). Una meticolosità che rispecchia l’ossessione di Carmy per la perfezione culinaria, una perfezione ricercata per essere riconosciuto e per dimenticare i propri limiti emotivi. La puntata finale è un concentrato di emozioni e sentimenti contrastanti, ma senza una forma conclusiva: non chiude nessuna delle importanti questioni aperte (escludendo un incontro/confronto fondamentale per Carmy) e ci prepara alla quarta stagione, facendoci dire «keep fucking going».

Silvio Gobbi

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