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L'interno della chiesa
L'interno della chiesa

Chiesa di San Giuseppe: il 15 giugno l’inaugurazione

L’arcivescovo Francesco Massara ha annunciato la riapertura della chiesa di San Giuseppe per il prossimo 15 giugno alle ore 18. Come ha scritto Raoul Paciaroni nella sua guida all’edificio, la chiesa non è la più antica né la più monumentale tra le tante che sorgono nel centro storico della città.

Senza dubbio è tra le più frequentate dai fedeli, sia per la sua posizione centrale sia per motivi affettivi e devozionali di lunga tradizione. Sarà quindi festa grande in città poter vedere di nuovo aperto quel portone che affaccia sulla piazza del Popolo, chiuso ormai da quasi quindici anni.

A prima vista, osserva Paciaroni, la chiesa sembrerebbe non meritare molta attenzione nemmeno dal punto di vista artistico, ma un’osservazione meno superficiale mostra come anche qui vi siano state lasciate importanti testimonianze dell’arte nei quattro secoli della sua esistenza e le opere presenti serbano delle sorprese a chi presta loro attenzione. Oltre ad essere una chiesa di schietto impianto barocco, vista la sua relativamente recente edificazione, si può notare come essa sia l’unica in cui si possa trovare un’atmosfera artistica cosmopolita, testimoniata dagli artisti che per essa furono all’opera. Tra essi l’architetto ticinese Gaetano Maggi e gli autori di alcune opere scultoree e pittoriche come: Denis Plouvier, Horace Le Blanc, Ernst van Schayck.
Fatta questa premessa, bisogna ricordare come sia stata un vero percorso ad ostacoli la sorte dell’edificio dal gennaio 2010 fino al tanto atteso annuncio della riapertura. Mentre attendeva opere di miglioramento sismico conseguenti ai danni e alle carenze strutturali evidenziate a causa del terremoto del 1997 – in seguito al quale si erano solo eseguiti degli interventi provvisori di messa in sicurezza – un incendio, divampato in chiesa il 31 dicembre 2009 per un cortocircuito elettrico, aveva attaccato e distrutto completamente l’altare laterale destro, mentre i fumi avevano deturpato gli oltre mille metri quadrati di superficie decorata interna con un’uniforme patina marrone.

Il vuoto lasciato dall’altare bruciato il 31 dicembre 2009

Solo nel 2013, dopo una lunga trattativa con l’assicurazione e con gli Enti preposti alla ricostruzione, compiuto l’iter progettuale e grazie ad un contributo aggiuntivo dell’8×1000 della Cei, si era riusciti ad avviare i complessi i lavori di restauro. Questi nell’autunno del 2016 stavano volgendo al termine: la componente strutturale era pressoché conclusa, mentre si stavano ancora eseguendo le più lunghe e delicate opere di pulitura e restauro degli apparati decorativi plastici e pittorici. I fenomeni sismici dell’agosto e dell’ottobre 2016 hanno trovato, quindi, strutture opportunamente rinforzate, così che sono stati scongiurati nuovi danni all’edificio, uscito sostanzialmente indenne da questa sorta di collaudo. A pagare pegno è stato però il campanile, sul quale non si erano eseguiti interventi, perché non aveva evidenziato criticità in seguito al più debole sisma Umbria-Marche 1997.

Il terminale in muratura e lamina di piombo della cella campanaria, perso l’appoggio di base a causa dal fortissimo sisma del 30 ottobre, era rimasto precariamente sostenuto dal solo perno centrale in legno e minacciava di cadere. Così l’1 novembre 2016, con un intervento di somma urgenza, i Vigili del fuoco hanno provveduto a imbragarlo, liberarlo dall’ultimo sostegno e con un altissima gru calarlo a terra.

L’intervento di messa in sicurezza del campanile: 1 novembre 2016

Di qui un lungo stop ai lavori, finché non si è individuata, tra il complesso sistema delle ordinanze per la ricostruzione, la modalità per far ripartire un cantiere legato a un terremoto precedente, e danneggiato da quello successivo: si tratta di un caso singolare nel cratere marchigiano.
Solo la tenacia di chi ha voluto a tutti i costi portare a termine le opere e il fattivo impegno dell’ingegner Cesare Spuri – allora dirigente dell’ufficio per la ricostruzione – e dei suoi collaboratori hanno permesso la ripresa dei lavori.

Il terminale del campanile all’interno della chiesa attende di essere ricollocato al proprio posto

Nel 2021 è stata finalmente approvata la variante al progetto originario, con un finanziamento aggiuntivo per coprire i nuovi danni. Tra le opere da terminare c’era anche la problematica ricostruzione dell’altare perduto nell’incendio. L’opera non era stata mai appaltata, in quanto il progetto definitivo – in attesa di approvazione dal 2018 – ha avuto il nulla osta solo nell’autunno 2022.

Cerchiatura sommitale dell’edificio con cordoli in acciaio zincato

Ora non ci resta che aspettare la tanto attesa riapertura, che renderà possibile, dopo oltre quaranta anni di silenzio, anche risentire il suono del grande organo Nacchini del 1757, grazie all’impegno economico della Parrocchia e ad un ulteriore specifico contributo dell’8×1000 Cei. I nuovi impianti doneranno maggiore sicurezza e confort alla chiesa di San Giuseppe, che, ci si augura, potrà d’ora in poi riaccogliere i molti che vi entravano anche solo per un segno di croce o per curiosità verso il prezioso monumento.

Nuovi tiranti per il miglioramento sismico della struttura

Il parroco don Aldo, con l’apprezzamento di molti, ha già annunciato che vi riprenderà a celebrare la messa quotidiana delle 8.30.

Luca Maria Cristini

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