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Prigione 77
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“Prigione 77”, il film del regista spagnolo Alberto Rodríguez

A Barcellona, nel febbraio del 1976 (a tre mesi dalla morte di Francisco Franco), il giovane contabile Manuel (Miguel Herrán) viene arrestato perché accusato di aver sottratto illecitamente dei soldi all’azienda per cui lavorava: il ragazzo si trova a condividere la cella con il Nero (Jesús Carroza) e con Pino (Javier Gutiérrez), un galeotto anziano da una vita in prigione. All’interno del carcere, i prigionieri subiscono le peggiori violenze e sevizie da parte delle guardie, brutalità tali che porteranno alla nascita del Copel (Comitato coordinatore dei prigionieri in lotta), un’organizzazione dei detenuti per chiedere trattamenti umani e l’amnistia di tutti i reclusi. Ma la strada è dura e le violenze dei carcerieri sono all’ordine del giorno: per i prigionieri, il percorso verso la democratica “Transizione” liberale è lungo e pieno di ardui ostacoli.

Prigione 77 è il nuovo film del regista spagnolo Alberto Rodríguez, ispirato a fatti realmente accaduti. Rodríguez, come con La isla mínima, riesce a narrare la persistenza del franchismo negli angoli più bui della società, evidenziando le difficoltà del radicamento della democrazia, mostrando il continuo conflitto tra le nuove e le vecchie mentalità. La lunga durata delle usanze è dura a morire: Manuel, Pino e il Nero vivono sulla loro pelle, insieme a tutti gli altri, il sadismo dei secondini franchisti, ma la democrazia comincia a penetrare anche nel carcere. Tutti i detenuti (da quelli per motivi politici, a quelli per orientamento sessuale, ai criminali comuni) si coalizzano contro le torture e per l’amnistia: nessun crimine commesso può giustificare certi abusi e un indulto generale può aiutare la “Transizione” a ripulire la Spagna dai residui franchisti. Rodríguez non risparmia allo spettatore la crudezza, la violenza delle manganellate e delle percosse: tanto sangue è stato versato ed il pubblico deve assorbirlo, goccia per goccia. Tramite una regia solida ed una trama tagliente, sentiamo la claustrofobia vissuta dai protagonisti, il freddo delle sbarre, il dolore dei lividi ed i sogni di una libertà irraggiungibile. Un dramma carcerario capace di evocare i film del filone, come Hunger di Steve McQueen, un lungometraggio dove i protagonisti soffrono e sognano una vita diversa: Pino si rifugia nei romanzi di fantascienza, per evadere dal carcere, dal mondo, ed arrivare nello spazio; Manuel guarda al futuro attraverso la finestra, lo assapora grazie ai ritagli dei nuovi giornali che inondano la Spagna democratica, la Spagna che si sta per tuffare nello stato di diritto e nel mondo della Tv a colori, un tuffo colorato negato a tutti i detenuti. Prigione 77 è un film deciso che non lascia troppo spazio alle libere interpretazioni, netto nella condanna ai soprusi, con una ricostruzione ben definita e precisa di quella realtà (le foto d’epoca a fine pellicola lo dimostrano): un dramma importante per il contenuto storico, intriso di realismo crudo e radicale, capace di farci riflettere sulle condizioni delle carceri di ieri, invitandoci a mantenere, ancora oggi, sempre attiva l’attenzione sulle condizioni dei detenuti e sul rispetto dei diritti umani.

Silvio Gobbi

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