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Immagine tratta dal volume: F. Vermeulen - F. Carboni - S. Dralans - D. Van Den Bergh (a cura di), "Un paesaggio di età romana rivelato. Potentia e la valle del Potenza fra l’Appennino e il mare Adriatico", Catalogo della mostra al Castello Svevo di Portorecanati del 2017.
Immagine tratta dal volume: F. Vermeulen - F. Carboni - S. Dralans - D. Van Den Bergh (a cura di), "Un paesaggio di età romana rivelato. Potentia e la valle del Potenza fra l’Appennino e il mare Adriatico", Catalogo della mostra al Castello Svevo di Portorecanati del 2017

Il Municipio romano di Septempeda

Il dominio romano portò alle Marche la prima rete viaria che in parte costituisce ancora oggi la spina dorsale del traffico tra oriente e occidente della regione. La via Salaria univa Castrum Truentinum (Porto d’Ascoli) con Roma e la via Flaminia collegava Fanum Fortunae (Fano) con la Capitale e fungeva inoltre da collettore per un numero di diverticoli che si snodavano parallelamente lungo le valli marchigiane. Tra queste particolare importanza aveva la via Septempedana che attraverso Nuceria Camellaria, (Nocera Umbra), Septempeda (San Severino Marche), Helvia Ricina (Macerata), Auximum (Osimo) metteva in collegamento l’antico porto geco di Ankòn (Ancona) con Roma.

L’immagine qui pubblicata è un’ipotetica ricostruzione della città di Septempeda nella prima età imperiale basata sui risultati degli antichi scavi e sulle prospezioni recenti effettuate dall’Università di Gent in Belgio.

Gli scavi sulla città sono ancora tutti da eseguire, nonostante Septempeda sia uno dei principali parchi archeologici della regione. Un’approfondita e sistematica campagna di sterri potrebbe riportare alla luce la configurazione urbanistica del municipio, che gli archeologi di Gent stanno mappando da anni, mediante foto aeree e indagini effettuate con prospezioni del georadar. A differenza delle vicine Matelica e Tolentino, la città medievale non è stata costruita sul medesimo sedime della città romana, dunque l’impianto urbano potrebbe essere più semplicemente individuato e rimesso in luce.

Uno degli ostacoli a questa importante operazione è stato l’impossibilità di rendere fruibile un parco archeologico tagliato dal principale collettore stradale che connette la città di San Severino Marche alla viabilità provinciale, che è ancora oggi la via Septempedana del console Flaminio (non solo per tracciato, ma grossomodo anche per dimensioni della carreggiata!). Oggi una prospettiva ci sarebbe: la cosiddetta “bretella”, ovvero il realizzando raccordo con la strada statale 77, nella sua seconda e più opportuna versione oggi allo studio, dovrebbe prevedere anche una variante pensata per aggirare l’area archeologica, preservandone i valori e premettendone la futura fruizione.

Speriamo bene.

Luca Maria Cristini

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