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La Pagoda Caffè
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Importanza storica del Giardino pubblico “Giuseppe Coletti”

di Alberto Pellegrino

Il Consiglio comunale del 28 maggio 2022 ha approvato il “Piano triennale delle opere pubbliche”, nel quale si prevedono la riqualificazione e il restauro dei castelli di Pitino e Carpignano, della Chiesa di Sant’Antonio, della cinta di mura castellane a San Severino al Monte. E’ in programma anche il recupero e il restauro del Giardino pubblico “Giuseppe Coletti” per una spesa di un milione di euro. Si spera che questa notevole cifra sia impegnata per la redazione e l’attuazione di un progetto fatto da specialisti del settore in modo da riportare il nostro Giardino al suo originario splendore, tenendo conto che questo monumento urbano, il quale ha alle spalle una storia di oltre 150 anni, è stato sempre al centro della vita sociale e culturale della città.
Vista l’attuale condizione in cui versa il Giardino pubblico, gli interventi che presentano maggiore urgenza, da stralciare dal progetto generale, dovrebbero essere il ripristino delle siepi e delle aiuole da riportare al loro disegno originario; il restauro della fontana centrale con l’originale rivestimento in piccoli blocchi di pietra e la collocazione di una copia della piccola statua in bronzo esistente fino agli anni Sessanta (come è possibile vedere nelle foto d’epoca); un nuovo sistema d’illuminazione tecnologicamente avanzato, ma rispettoso dell’ambientazione storica del monumento; la collocazione di nuove panchine e il ripristino del manto erboso nelle zone a prato.

Inizio e conclusione dei lavori

La storia del Giardino pubblico ha avuto inizio quando nel novembre 1871 l’allora assessore Giuseppe Coletti propone al Consiglio comunale l’esame di un progetto per “ridurre a miglior stato il passaggio pubblico al Campo della Fiera”. La proposta, che viene approvata all’unanimità, prevede la creazione di un giardino all’italiana con l’acquisto di due appezzamenti di terreno adiacenti al centro cittadino. L’incarico di redigere il progetto è affidato ad Antonio Caccialupi Olivieri ma, a seguito di contrasti legati a questa decisione, si decide d’indire un concorso pubblico, a seguito del quale il 31 gennaio 1872 sono sottoposti all’esame del Consiglio comunale quattro progetti: due sono dell’architetto romano Emilio Ritter; uno è ancora di Caccialupi Olivieri che ha rivisto e modificato il suo primo progetto; il quarto (anonimo) arriva da Firenze. E’ proprio quest’ultimo progetto ad essere approvato dal Consiglio, il quale nomina una Commissione, presieduta dall’assessore Coletti, con il compito di soprintendere all’esecuzione dell’intera opera.

I lavori iniziano sempre nel 1872 e si concludono nel 1873 con l’apertura al pubblico della struttura, anche se negli anni successivi si continuerà a mettere a dimora altre piante. Nel 1879 l’amministrazione comunale si rivolge, infatti, all`orticultore milanese Angelo Longone e procede all’acquisto di alcune piante di magnolia grandiflora, di tre piante di eucalipto e di un cedro deodata dell’altezza di metri 1,95. Questo Cedro del Libano sarà destinato a diventare nel tempo l’albero più importante dell’intero Giardino, visto che (secondo una rilevazione del 1983) esso ha una circonferenza di 4,70 metri, un’altezza di 27 metri e una chioma di 21 metri.

Questo autentico “monumento” della natura è attualmente classificato dalla Regione Marche come uno dei cinquanta alberi da salvare: “E’ l’albero di maggior spicco tra quanti si possono ammirare all’interno dei Giardini pubblici di San Severino, tanto ricchi di specie e così ben curati da non apparirci affatto come un’area aperta al grosso pubblico, e per i quali non possiamo non rivolgere un sincero e disinteressato elogio all’Amministrazione Comunale ed al personale ad essi adibito. Il bell’albero è in netto risalto al centro di un’aiola” (V. Capodarca, Alberi monumentali delle Marche, Roberto Scocco Edizioni, 1984).

A completamento dei lavori si è provveduto a costruire, nella parte terminale del Giardino, un chiosco a forma di pagoda destinato alla ristorazione, una serra in stile liberty con facciata di riquadri in vetro per la conservazione delle piante rare e delle piantine da collocare nelle fioriere delle aiuole, una neviera per la conservazione del ghiaccio per la ristorazione estiva. Tutte queste strutture oggi non sono più esistenti.
Nel 1882, quando il giardino è già completato, L’Amministrazione comunale provvede alla sua illuminazione con sedici lanterne fornite dalla “Fabbrica nazionale d’apparecchi per gas e petrolio” di Natale Moretti di Milano.

Da quel momento in poi il Giardino pubblico viene impiegato non solo per lo svago e la ricreazione quotidiana della cittadinanza, ma anche come uno spazio per l’organizzazione di manifestazioni legate al costume italiano degli anni Venti/Trenta: i garden party frequentati soprattutto dalla piccola e media borghesia cittadina; le feste da ballo aperte a una più ampia partecipazione popolare e allestite nella pista predisposta nella zona di fondo; varie manifestazioni di svago e d’intrattenimento, spesso anche in costume, probabilmente collegate alle Feste dei Fiori e alle Feste dell’Uva, che si sono svolte a San Severino fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, le quali prevedevano la partecipazione di gruppi folcloristici, di bande e complessi musicali, la sfilata dei Carri dell’Infiorata e di Carri dell’Uva, che passavano per le principali vie cittadine per concludere il loro percorso nella piazza centrale.

Due importanti avvenimenti di fine Ottocento

Il 12 settembre 1886 è una data importante per la città di San Severino, perché viene inaugurata l’illuminazione elettrica nella Piazza e nel Teatro Feronia, dove per solennizzare l’avvenimento va in scena Guarany, un’opera del brasiliano Antonio Carlos Gomes (1836-1896) composta nel 1870, dove si racconta una tormentata storia d’amore ambientata nel 1560 nei pressi di Rio de Janeiro durante la dominazione portoghese. La scelta di questo melodramma, raramente rappresentato in Italia, conferma le idee sempre innovative che ha la Deputazione Teatrale, la quale inserisce nel cartellone anche il celebre Ballo Excelsior con la sceneggiatura e coreografie di Luigi Manzotti, con le musiche di Romualdo Marenco, uno spettacolo che aveva debuttato con grande successo nel Teatro alla Scala nel 1881, solo cinque anni prima dell’esecuzione nel nostro teatro. Il balletto era accolto con favore dal pubblico, perché simboleggiava il trionfo del Progresso sull’Oscurantismo e celebrava l’affermazione in Italia della società industriale. Nel Teatro si allestiscono ben 14 rappresentazioni a seguito del successo dell’opera e del “Ballo” interpretato dagli importanti danzatori Emma Grandona e Carlo Baggio e da un corpo di ballo di 10 danzatrici che suscitavano l’ammirazione soprattutto del pubblico maschile.

L’altro evento importante è stato il collocamento nel Giardino pubblico di un busto marmoreo dedicato al grande medico e anatomista Bartolomeo Eustachio, un’opera dello scultore settempedano Ercole Rosa (1846-1893). Questa bellissima scultura sarà poi trasferita nella Sala consiliare del Palazzo comunale, mentre una copia in bronzo sarà collocata nella Piazza dinanzi alla facciata del Palazzo. I festeggiamenti hanno riguardato anche la commemorazione del XXIV anniversario di fondazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso e il 19 settembre 1886 il sindaco Giuseppe Coletti, accompagnato da numerose autorità politiche e da illustri cultori delle scienze mediche, ha proceduto alla inaugurazione del monumento e ha tenuto il primo discorso ufficiale, al quale sono seguiti i discorsi di Tarquinio Gentili di Rovellone a nome dell’Amministrazione provinciale, del deputato Alfonso Lazzarini e del dottor Camillo Maggioli, primario medico dell’Ospedale cittadino.

Il secondo evento ha avuto luogo il 24 giugno 1894, quando nel Giardino pubblico viene collocato, al posto del busto di Bartolomeo Eustachio, il busto di Giuseppe Garibaldi realizzato dallo scultore Sestilio Rosa, fratello del più noto Ercole. Veniva colta l’occasione per celebrare con diversi discorsi delle autorità il XXXII anniversario di fondazione della Società operaia di Mutuo soccorso con la partecipazione dei rappresentanti delle Società operaie provenienti dalle città vicine, dei “reduci della Patrie Battaglie”, delle “Associazioni liberali e dei Garibaldini”. Per dare maggiore solennità all’avvenimento la Deputazione Teatrale provvedeva ad allestire nel Teatro Feronia una stagione con due opere che costituivano una novità per la scena lirica italiana: Manon Lescaut di Jules Massenet (composta nel 1884) e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (composta nel 1890) con la partecipazione di due affermati interpreti come il soprano Maria Stuarda Savelli e il tenore Pietro Lombardi.