Stimato per una cifra risibile, tra i 300 e i 500 euro (sic!), un dipinto su tavola del pittore settempedano Lorenzo D’Alessandro (o alla sua cerchia di collaboratori, si suppone nel catalogo della vendita) è stato di recente venduto all’incanto dalla casa d’aste Wannenes (https://wannenesgroup.com/it/lots/480-2680-lorenzo-dalessandro-detto-il-severinate-maniera-di/).
La scoperta di quanto accaduto si deve allo storico dell’arte Matteo Mazzalupi, che lo ha riferito in un’intervista su una testata locale. Evidentemente chi ha formulato il valore di stima non conosceva il pedigree del dipinto, scomparso da oltre un secolo e in questo tempo, tuttavia, oggetto di studi da parte di numerosi storici. A ricostruirne per ultima le vicende è stata l’appassionata ricercatrice Caterina Paparello in uno studio del 2014, pubblicato dall’Università di Macerata e dedicato ad alcune opere d’arte disperse da collezioni settempedane alla fine del secolo XIX (https://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/802/730).
In particolare, del dipinto venduto di recente, aveva pubblicato addirittura una preziosissima e inedita immagine proveniente dal carteggio fra Gustavo Valentini, che possedeva una collezione di 60 dipinti di varie epoche, e gli ispettori ministeriali ai quali, nell’anno 1900, era stata notificata l’intenzione di cedere alcune opere.
Purtroppo, nonostante le pressioni del soprintendente onorario Vittorio Emanuele Aleandri, l’architetto Giuseppe Sacconi, ispettore ministeriale incaricato ad acta, non condivise il parere di esercitare la prelazione di legge, giudicando troppo esosa la richiesta economica del Valentini. Per ragioni economiche il Comune di Sanseverino si vide così sfuggire quell’acquisto e le opere furono vendute alla spicciolata negli anni successivi dagli eredi. Scrive la Paparello che l’opera in questione, “rappresentante un santo Francescano” possa essere proprio quel dipinto che il Comune di Sanseverino aveva commissionato al pittore Lorenzo D’Alessandro nel 1482 per ricordare il passaggio in città di fra Giacomo della Marca, questione già sollevata nei suoi studi da Raoul Paciaroni alcuni anni prima, senza però avere a disposizione l’immagine.
L’attribuzione sembra plausibile, nonostante vi siano alcune incongruenze che sembrano confutare questa ipotesi; in particolare il fatto che l’opera sia dipinta su tavola e non su una tela e la presenza dell’aureola, iconograficamente incongrua, considerando che il francescano è stato beatificato nel secolo XVI e canonizzato solo nel ‘700. Alcuni altri storici, tra cui lo stesso Mazzalupi, hanno ipotizzato che la figura ritratta possa essere Sant’Antonio da Padova oppure San Bernardino da Siena, entrambi appartenenti all’ordine del patrono Assisiate.
La conoscenza di questa ricchezza di fonti e di documentazione avrebbe garantito un valore di stima di certo più alto e dispiace che la nostra raccolta d’arte civica abbia perso per la seconda volta la possibilità di aggiudicarsi questa opera dell’illustre artista concittadino. Stavolta poi il prezzo avrebbe potuto essere davvero alla portata delle casse pubbliche.
Ora resta la speranza che chi lo ha acquistato possa offrire la possibilità agli studiosi di esaminarlo e definirne una volta per tutti l’attribuzione, magari permettendo di esporlo per un po’ nella raccolta civica settempedana facilitandone il confronto diretto con le altre opere di Lorenzo D’Alessandro che qui si conservano.
Luca Maria Cristini