Da Skytg24
Il glaucoma, come spiega anche l’Istituto superiore di Sanità, è una malattia dell’occhio che può danneggiare gradualmente il nervo ottico, provocando anche alterazioni del campo visivo con limitazioni del campo esterno della visione. Si tratta di una delle principali cause di disabilità visiva dopo la cataratta, che colpisce nel mondo milioni di persone. Nei giorni scorsi, a questo proposito, è stato presentato a Milano uno dei più piccoli dispositivi medici impiantabili al mondo. Composto da titanio, ha le dimensioni di 0,36 millimetri e potrebbe rappresentare una valida alternativa alla terapia farmacologica per il glaucoma ai suoi primi stadi.
Il dispositivo – hanno spiegato gli specialisti – è stato già approvato negli Stati Uniti ed in Europa per la chirurgia micro-invasiva del glaucoma, considerata la seconda causa di cecità nel mondo ed è anche già in uso in alcuni dei principali centri italiani per la cura di questa malattia. “Attualmente le terapie disponibili per il glaucoma sono i farmaci, che però sono spesso mal tollerati e danno reazioni avverse, il laser, che ha una durata limitata, e la chirurgia invasiva, che può dare delle complicanze”, ha detto Antonio Maria Fea, professore associato di malattie dell’apparato visivo dell’Università di Torino. Tra l’altro, alcuni studi hanno dimostrato che tra il 30% ed il 70% dei pazienti con glaucoma non riesce a seguire la terapia farmacologica e che circa il 50% la abbandona dopo 6 mesi. “Quando il collirio non è più sufficiente, questa chirurgia mini-invasiva può rappresentare una valida alternativa”, ha poi commentato il dottor Luca Cesari, direttore dell’Unità di Oculistica degli ospedale di San Benedetto e Ascoli Piceno.
Ma come funziona il dispositivo? Perché aiuti il paziente, viene impiantato nella parte dell’occhio deputata al deflusso dell’umor acqueo, così da ripristinarne la naturale funzionalità e ridurre la pressione intra-oculare, in un modo sicuro ed anche efficace. L’intervento può durare dai 5 ai 10 minuti e può essere eseguito anche nello stesso momento in cui si va ad operare la cataratta. Dai dati già in possesso degli esperti, l’utilizzo di quest’impianto ha favorito l’eliminazione o la riduzione delle terapie farmacologiche, facendo segnalare un buon profilo di sicurezza, con tempi di recupero brevi per il paziente. A 4 e 5 anni dall’impianto, infine, non sono stati identificati eventi avversi in fase operatoria o infiammazioni dopo l’intervento.