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Luciano Roccetti (a sinistra) con il rugbista Martin Castrogiovanni (al centro
Luciano Roccetti (a sinistra) con il rugbista Martin Castrogiovanni (al centro), pure lui presente al raduno del 2015

I 30 anni dei ‘Black Scorpions’ e la loro voglia di libertà

Cinque o sei amici si ritrovano spesso nello stesso bar, la passione che li accomuna è quella per la moto, amano cavalcare le due ruote in ogni momento libero e, quando hanno dei soldi in tasca, la loro voglia di libertà li porta ad attraversare il Paese in lungo e in largo per partecipare ai motoraduni. Passando da una città all’altra, da una storia all’altra, abbracciano vecchi amici, ne incontrano di nuovi, e maturano l’idea di formare un proprio gruppo, dandogli anche un nome incisivo, che possa rimanere in mente facilmente.

Così, il 2 settembre 1985, al raduno di Bobbio, arriva il battesimo del “Black Scorpions biker group”. Da quel giorno sono passati trent’anni e il club – costituitosi ufficialmente a Muccia sotto la guida di Lorenzo Pascucci – ha ancora oggi tanta energia grazie ai suoi 25 soci, di cui uno è in Australia e un altro in Argentina.

La sede adesso è a San Severino e il presidente Luciano Roccetti è un generoso trascinatore. Basti pensare che, per festeggiare il trentesimo anniversario di attività del gruppo, ha organizzato alla grande il tradizionale raduno dei Black scorpions a Serralta, facendo arrivare in città circa 1.300 persone in due giorni.

Luciano, parliamo di record?

“Sì, quest’anno siamo riusciti ad avere a San Severino i bikers di 104 gruppi, la maggior parte italiani. Ma c’era anche chi proveniva dalla Svizzera, dal Lussemburgo e almeno una ventina di partecipanti arrivavano dalla Germania. E’ giunto a Serralta, assieme a un suo amico, il giocatore della Nazionale italiana di rugby, Martin Castrogiovanni: ce lo siamo trovati lì a sorpresa, con la sua moto, e ci ha fatto molto piacere averlo tra noi”.

Insomma, un raduno degno del trentennale…

“Ormai il raduno ha una sua storia, lo facciamo da 27 anni; dal 1999 a Serralta e sempre nello stesso periodo dell’anno. I bikers lo conoscono, il passaparola funziona, noi pure andiamo sempre agli altri raduni e, in più, i social network fanno arrivare l’eco oltre i confini nazionali. Tanti vengono solo per un giorno, molti si fermano e portano con sé pure la famiglia: qualcuno dorme in tenda, altri preferiscono una sistemazione in albergo, agriturismi o B&B. Quest’anno, durante la manifestazione, abbiamo occupato tutte le strutture ricettive di San Severino e dintorni. C’è stato quindi un forte ritorno economico per il territorio”.

Prima dove si svolgeva il raduno?

“Nell’88 la prima edizione si è tenuta a Gagliole, poi per quattro anni ci siamo radunati a Muccia. Quindi, dal ’94 al ’98 ci siamo trasferiti al crossodromo ‘San Pacifico’ di San Severino e, come detto, dal ’99 a oggi il raduno si è sempre svolto sul campo sportivo di Serralta, dove allestiamo una cucina per i pasti e un palco per gli spettacoli. Nell’occasione prestano servizio molti volontari, cui va il nostro sentito ringraziamento: dalla Croce rossa all’Associazione dei Carabinieri in congedo, fino al comitato di frazione”.

Ha parlato di spettacoli live…

“Ogni anno si esibiscono gruppi musicali. Pure in questa edizione si sono alternate sul palco alcune band e c’è stato anche un concerto dedicato al folk celtico, legato a un’altra ‘chicca’ del raduno 2015”.

Cioè?

“Una coppia del Veneto ha deciso di sposarsi secondo il matrimonio druidico: un rito molto suggestivo in cui gli sposi entrano in simbiosi con la natura. Abbiamo messo un grande cippo di legno, a mo’ di altare, al centro del campo di calcio e tutt’intorno delle grandi pietre. Il druido che ha celebrato le nozze era Cristian Taddei di Matelica. La coppia, oltre a scambiarsi l’anello, ha utilizzato tre tazze di legno piene di acqua proveniente dal fiume Piave. Una di queste è servita per bagnare un pezzo di una pietra che gli sposi hanno utilizzato per costruire la loro prima casa. E’ stata una bellissima cerimonia, resa ancor più suggestiva dai figuranti del Palio e dai belligeranti ‘Grifoni della Scala” che hanno simulato scene di lotta e di coraggio in un’atmosfera unica”.

Mauro Grespini

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