Sabato 11 giugno è stato inaugurato il Museo dell’arte recuperata (MARec), museo diocesano che raccoglie le opere d’arte delle chiese della arcidiocesi di Camerino-San Severino, realizzato dalla curia in collaborazione con il Comune di San Severino, la Regione Marche ed il Ministero della Cultura.
Nei locali del Palazzo vescovile (palazzo Scina Gentili) di San Severino, 70 opere sono esposte in 13 sale, provenienti da ogni parte del territorio: tele, pale d’altare e sculture prese dalle chiese del territorio diocesano danneggiate dal sisma del 2016. Alla conferenza stampa mattutina, oltre al sindaco Rosa Piermattei, all’arcivescovo monsignor Francesco Massara e alla direttrice del museo Barbara Mastrocola, era presente anche il critico d’arte e già sindaco di San Severino, Vittorio Sgarbi.
Il noto critico d’arte non trattiene l’entusiasmo per il MARec: «Questo museo è una vera gioia, una meraviglia per gli occhi e per lo spirito dei visitatori, chi verrà a San Severino e non visiterà questa mostra, sarà venuto per nulla. Per me è una giornata felice, di puro godimento: questo è l’effetto che produce la mostra in questione. Una mostra per me senza difetti, capace di raccogliere una grande quantità di opere sconosciute a studiosi e amatori, la cui qualità rende San Severino “capitale delle Marche”, la “capitale italiana della cultura 2022” per la straordinaria concentrazione di bellezza: queste opere rappresentano la storia dell’uomo, della religione e dell’arte. L’unica cosa che esce positiva dal terremoto che ha colpito queste aree nel 2016 è la nascita di questo pregevole museo, nel quale possiamo ammirare lavori come la Madonna di Lorenzo D’Alessandro di Santa Maria del Monte ed altri: una serie di capolavori ben allestiti, in ottimi spazi, dalla direttrice Barbara Mastrocola, divisi per aree geografiche a seconda delle città d’appartenenza. Questa imperdibile mostra avrebbe anche soddisfatto Giorgio Zampa, il quale si spese molto per l’arte e la storia dell’arte con il Premio Salimbeni, perché il MARec si inserisce perfettamente in quel processo di valorizzazione del patrimonio artistico. E colgo così anche l’occasione per ricordare, e ribadire, la necessità che la città di San Severino intitoli una via a Giorgio Zampa, per tutto il grande impegno profuso nei suoi progetti culturali».
Un museo nato con l’intento di recuperare ed esporre le opere di un territorio martoriato dal terremoto, come dichiara la direttrice Barbara Mastrocola: «Lo spirito con cui nasce il MARec è quello del recupero e della restituzione delle opere ai propri territori di appartenenza: questo museo è una “casa temporanea”, anche se è molto improbabile che i lavori ritornino nei loro luoghi in tempi brevi, dato come procede la ricostruzione. Ogni opera non è solo un’opera a sé, ma è intrinsecamente legata anche al luogo, al territorio, in cui risiede. Qui ci sono altri 2.500 pezzi in deposito da restaurare e restituire: con questo museo “temporaneo” cerchiamo di ridare vita a questi lavori, dividendoli a seconda del loro luogo d’origine, cercando di rendere la visione il più appassionante e stimolante possibile».
Per mosignor Francesco Massara, l’apertura del MARec «è un sogno che diventa realtà. L’idea di questo museo è nata due anni fa, vedendo la grande quantità di opere contenute nel palazzo: dal momento in cui sapevamo che la ricostruzione sarebbe stata lunga, abbiamo deciso di mobilitarci per esporre le opere al pubblico. Grazie alla vittoria di un bando UE, alla collaborazione della Regione, delle amministrazioni e delle istituzioni, ora abbiamo questo stupendo luogo capace di donare, attraverso la bellezza dell’arte in esso contenuta, gioia e speranza all’anima ed al mondo. La diocesi, inoltre, ha intenzione di costruire una rete di sei musei nel suo territorio per creare una rete che colleghi la cultura e l’arte ed i territori. Il MARec inoltre vuole offrire un’ulteriore opportunità ai giovani, dando loro la possibilità di visitare, oltre alle sale espositive, il laboratorio di restauro per vedere come si recupera un’opera danneggiata. Intendiamo creare un legame tra l’arte e le persone, perché l’arte aiuta a volare in alto, a far uscire il meglio di noi stessi. E nelle Marche non manca la bellezza: questa regione non ha nulla in meno rispetto alle altre, dobbiamo esserne orgogliosi e mostrare la sua bellezza al mondo».
Anche per il sindaco Rosa Piermattei il museo è un punto di svolta per il territorio e per la città di San Severino perché rappresenta «un simbolo di rinascita di questi nostri luoghi fortemente colpiti dal sisma. Una mostra dove le opere dei territori colpiti dal sisma potranno essere ammirate prima di tornare nei loro luoghi di provenienza. Questa inaugurazione è come una festa, è come se avessimo riportato in vita una comunità. È il primo museo aperto con il recupero delle opere delle chiese, ma non è un museo soltanto per i credenti, ma per chiunque, per tutti: è una casa dove scoprire il nostro passato, un luogo di accoglienza per l’arte, le persone, i turisti. Ed è anche questo a cui puntiamo: rilanciare il turismo attraverso la nostra importante storia, attraverso un museo importante non solo per la vita di San Severino ma per tutta la regione».
Successivamente, nel pomeriggio di sabato 11, c’è stata la presentazione del MARec al Feronia. Ha condotto il giornalista Daniele Pallotta e, oltre al sindaco Rosa Piermattei, all’arcivescovo Massara e alla direttrice Mastrocola, sono intervenuti il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ascoli, Fermo e Macerata, Giovanni Issini, il presidente dell’AMEI (Associazione Musei Ecclesiastici Italiani) Giovanni Gardini, e il Nunzio apostolico per l’Italia Emil Paul Tscherrig.
Secondo il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, l’apertura del museo è «un’occasione importante, il frutto dell’impegno di tanti per restituire speranza e portare alla luce la bellezza del territorio: noi sappiamo che in ognuna di quelle chiese c’è qualcosa di straordinario da raccontare e da costruire per il futuro. E credo che l’apertura di questo museo possa essere un momento per rivivere delle emozioni, per ritrovare delle opere d’arte, ma anche per cercare, laddove fosse necessario, degli stimoli per comprendere quanto dobbiamo continuare a credere in questi territori, oggi che sono feriti ancora di più. Oggi che sono feriti hanno bisogno di tutti, della lealtà, della sinergia, hanno bisogno della capacità di saper costruire un futuro per restituire quella normalità che credo sia il desiderio più importante che tante comunità oggi cercano».
Il soprintendente Giovanni Issini ha ricordato coloro che dopo il sisma hanno aiutato nel salvare le opere d’arte e ha sottolineato come il MARec sia «innanzitutto un museo per noi marchigiani, prima che per i turisti: un’opportunità per le comunità prive di queste opere di poterle rivedere». Per il presidente dell’AMEI, Giovanni Gardini, «l’arte recuperata è il segno del riscatto di chi ha guardato oltre il dramma, ed i musei sono fondamentali per una comunità in quanto radicati nel territorio: costituiscono luoghi di osservazione e di ascolto e dialogo con la gente e con il pubblico».
Infine, il Nunzio apostolico per l’Italia Emil Paul Tscherrig ha portato i saluti di Papa Francesco e ha definito il MARec come «un museo che rappresenta il prezioso incontro di noi con il nostro passato, con opere pregiate che uniscono la cultura alla fede. Il museo è un forte segnale di speranza per il futuro, un grande aiuto per il domani, perché soltanto ricordando il passato possiamo costruire il presente e rafforzarci verso il futuro».
Dopo i discorsi, si è proceduto al taglio del nastro all’ingresso del Palazzo Vescovile e all’apertura al pubblico del Museo dell’Arte Recuperata “MARec”.
Silvio Gobbi
Informazioni:
MARec – Museo dell’Arte Recuperata
Arcidiocesi Camerino – San Severino Marche
Via Cesare Battisti, 11
San Severino Marche (MC)
Orari:
dal martedì alla domenica ore 10-13/15-19 (lunedì chiuso).