“Se mio padre e mia madre potessero dirmi qualcosa, ora… beh, chissà se mi riconoscerebbero”.
È un pensiero che don Edoardo Menichelli ha condiviso con i tanti settempedani accorsi domenica 8 marzo al teatro Feronia per festeggiare la sua recente nomina a Cardinale.
Una festa, più che una cerimonia, veramente sentita e partecipata. Un pomeriggio tutto dedicato a don Edoardo, iniziato con una celebrazione religiosa nella cattedrale di Sant’Agostino e terminata presso il Chiostro di San Domenico, dove i fedeli hanno avuto occasione di incontrare il Cardinale. Nel mezzo, quest’incontro al teatro Feronia, gremito come non mai; incontro che si è concluso con la consegna delle chiavi di San Severino da parte della giunta comunale.
La cerimonia è stata aperta dal sindaco Cesare Martini, che ha scelto di sottolineare, più che l’eccezionalità dell’evento (don Edoardo Menichelli è il primo settempedano a ricevere la porpora), la familiarità del suo rapporto con il neocardinale: “Sei uno di noi. Nonostante il Papa ti abbia nominato Principe della Chiesa, resterai sempre il nostro Don Edoardo: un pastore umano, dal volto gentile, che ha saputo ascoltare tanti fedeli; anche nelle piccole cose. Dicevi sempre che volevi ritirarti a Serripola, perché ormai troppo in là con gli anni. Ho fatto bene a non ascoltarti. Caro don Edoardo, è stato un Papa a darmi ragione e di fronte a ciò ti dovrai rassegnare!”
L’intera cerimonia si è svolta in un clima leggero e affettuoso, dagli interventi dell’Arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro e del giornalista Luca Maria Cristini al discorso del Cardinale stesso. Che ha voluto condividere un semplice ricordo della sua famiglia, “una famiglia come tante, di Serripola, che professava la fede, ma non con il chiasso: la seminava nella vita. Se io ho un po’ di fede, l’ho imparata lì”.
Il racconto di don Edoardo ha toccato l’infanzia, gli anni giovanili e gli studi a Roma. Non da ultimo, ha condiviso il ricordo di un momento molto speciale: quello della nomina a Cardinale, della notizia di cui non è stato sicuro fino all’ultimo. La certezza è arrivata da una telefonata, quella di Papa Francesco. Che gli ha chiesto come si fosse sentito, cosa avesse pensato, quando gli era stato detto che avrebbe ricevuto la porpora.
“La prima cosa che mi è venuta in mente”, ha detto don Edoardo, “è stata: se mio padre e mia madre potessero dirmi qualcosa ora… mi riconoscerebbero? Cosa mi direbbero?” La risposta del Pontefice: “Grazie di questo pensiero. Pensare al proprio padre e alla propria madre significa pensare con sapienza alla propria vita”.
Alessandra Rossi