Un video, diventato virale sui social network, ha documentato il gesto del saluto romano fatto da un gruppo di persone radunatesi ieri pomeriggio presso il monumento ai Caduti di San Severino per una cerimonia commemorativa dedicata a Ines Donati nel centenario della morte.
Il breve filmato mostra in particolare che, all’intonazione del nome di Ines Donati, alcuni dei partecipanti alzano il braccio destro in segno di saluto fascista, rispondendo all’unisono “presente”.
Alla manifestazione erano presenti, oltre a Carabinieri e Polizia locale, anche agenti della Questura. Tutto è stato segnalato alle autorità competenti.
L’episodio però ha scatenato, da più parti, reazioni indignate e polemiche. Francesco Rocchetti, presidente provinciale dell’Anpi, ha dichiarato: “Stiamo valutando di procedere legalmente per difendere i valori costituzionali antifascisti e denunciare il reato di apologia del fascismo”. Inoltre l’associazione dei partigiani ha chiesto una “presa di posizione chiara e netta” da parte dell’Amministrazione di San Severino, città insignita della Medaglia d’oro al valore civile per il suo ruolo nella Resistenza.
Sulla stessa posizione il Pd settempedano: “Quel sottile limite tra ridicolo e grottesco, quando grossolanamente superato, porta un gesto verso il reato – si legge nella nota del Partito democratico -. Inaccettabile, inguardabile, incondivisibile e indecente il sipario alzato nel piovoso pomeriggio di ieri, avanti al monumento ai caduti di tutte le guerre, in una San Severino che fatichiamo a definire nostra. Nel 2024, trovarsi di fronte ad attempati nostalgici e giovani fomentati che al grido di “presente” (si fa pure fatica a scriverlo) esibiscono il saluto romano, fa rabbia, scoraggia e indigna: ma soprattutto sbalordisce il fatto che occorra ribadire che tale pratica è vietata dalla legge, oltre che dal buon senso. Dove sono le autorità quando bisogna riportare l’ordine in questi casi? Perché nessuno interviene a interrompere questo pubblico indegno spettacolo? Si può accettare che un cittadino passando si trovi di fronte a questo? Dobbiamo abituarci ai manganelli per i giovani nei cortei pacifisti e a un rispettoso silenzio per spettacoli di questo genere? Chi ci protegge da questo?
Sorge poi una domanda: come è possibile che a queste associazioni sia stata consentita l’occupazione del monumento ai caduti che normalmente è chiuso al pubblico accesso da una catena? Su questo ci aspettiamo una risposta e una presa di posizione pubblica da parte dei nostri amministratori. Sarebbe interessante anche conoscere i nominativi degli esponenti politici locali citati dalla stampa come presenti alla manifestazione per conoscere la loro opinione sull’accaduto. Tutto ciò è assolutamente inaccettabile e come Partito democratico porteremo avanti tutti gli atti dovuti, nel rispetto della nostra dignità di italiani, della legge dello Stato e dei principi di civiltà. Possiamo solo replicare gridando “Vergogna” per ciò che è accaduto, per gli attori di questo spettacolo grottesco, e per chi nel silenzio lo ha concesso”.
Sulla questione sono intervenuti anche la deputata Dem Irene Manzi e il segretario provinciale Angelo Sciapichetti: «Esprimiamo la nostra ferma condanna alla commemorazione fascista che si è svolta ieri a San Severino, città medaglia d’oro al valor civile. In tal senso, sarebbe importante che la prefettura di Macerata chiarisse se e perché è stata autorizzata una manifestazione per commemorare l’anniversario di Ines Donati, una fervente fascista che ha partecipato alla marcia su Roma. L’occasione è stata utilizzata per promuovere il solito armamentario di saluti romani e motti squadristi. La legge Mancino, almeno fino a quando non sarà abolita, limita la possibilità di fare propaganda ed esporre simboli fascisti. Sarebbe utile chiarire le ragioni per cui è stato consentita la commemorazione».
Chi era Ines Donati?
E’ stata una figura femminile di rilievo nel periodo fascista, partecipò nel 1921 alla marcia su Roma e fu arrestata nello stesso anno per un alterco con il deputato socialista Alceste Della Seta. Nonostante la tubercolosi, continuò la sua militanza fino alla morte nel 1924, che la trasformò in un simbolo della propaganda fascista. Nel 1933 le sue spoglie furono onorate con solenni funerali e nel 1937 le fu dedicata una statua lì dove ora c’è il monumento ai Caduti, a San Severino. Statua poi rimossa dopo la caduta del fascismo.