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Giuseppe Garibaldi, opera di Sestilio Rosa all'interno del Giardino pubblico
Giuseppe Garibaldi, opera di Sestilio Rosa all'interno del Giardino pubblico

Nel 1894 arriva l’illuminazione elettrica e al Giardino s’inaugura il monumento a Garibaldi

di Alberto Pellegrino

Ricorre quest’anno il 130° anniversario dell’arrivo della illuminazione elettrica pubblica e privata arrivata nel 1894 a San Severino, una città che si prepara a entrare nel nuovo secolo grazie alla spinta innovativa del sindaco Giuseppe Coletti che ha avviato una fase di modernizzazione coincidente con l’industrializzazione del Borgo Conce. Nel 1886 è stato completato il tratto ferroviario Civitanova Marche-Fabriano e in città è stata inaugurata la Stazione ferroviaria (R. Paciaroni, Cento anni fa il treno a Sanseverino, 1986), costruita nell’ampio piazzale adiacente al Giardino pubblico, il quale era stato aperto nel 1873.

Dopo un lunga trafila burocratica, il 14 agosto 1886 s’inaugura l’impianto di tiro della Società “G. Garibaldi” del Tiro a segno del Mandamento di Sanseverino (R. Paciaroni, Garibaldi e il tiro a segno, Sezione Tiro a segno di San Severino Marche, 2012). Nel 1889 sorge uno dei più grandi impianti industriali del Centro Italia, il Mulino a cilindri dei F.lli Natalini, costruito nei pressi del Ponte di Sant’Antonio, dotato di una propria linea ferroviaria e di un innovativo impianto elettrico privato, la cui energia viene fornita da una centrale elettrica che sfrutta l’acqua del fiume Potenza deviata con un apposito canale.

Il lungo iter ammnistrativo per l’elettrificazione della città

La nascita di questa impresa alimenta le speranze che l’illuminazione elettrica possa essere installata anche nel centro urbano tanto è vero che Vittorio Emanuele Aleandri, nella sua Guida di Sanseverino, scrive: “Si spera che il nostro Municipio profittando della vantaggiose condizioni che possono offrire i F.lli Natalini, si deciderà quanto prima a portare in città l’illuminazione elettrica”. In affetti la Ditta Natalini avanza una proposta di passaggio dall’illuminazione a gas all’illuminazione elettrica unitamente ad altri progetti presentati da altre Società elettriche nazionali, ma nessuna di queste proposta viene ritenuta idonea dal Consiglio comunale.

Finalmente nel 1892 l’Amministrazione e il Consiglio accettano in linea di massima la proposta presentata dall’avvocato Antonio Tacchi Venturi e dal conte Guglielmo Capogrossi Guarna di Roma.

Il progetto prevede l’illuminazione del centro urbano, nel quale sono inclusi il Giardino pubblico, il Piazzale della Stazione, via Eustachio e il Borgo Conce, mentre rimangono esclusi il Castello e il Borgo Fontenuova.

Si propone di adottare il sistema di distribuzione americano Heisler con una dotazione di 100 lampade ad incandescenza e 4 lampade ad arco da collocare nella Piazza Vittorio Emanuele. Il contratto prevede la concessione della gestione dell’impianto pubblico e privato per la durata di 50 anni con il pagamento da parte del Comune di un canone annuo di 5.000 lire. Alla scadenza del termine contrattuale l’impianto diventerà di proprietà dell’Amministrazione comunale con l’esclusione della forza motrice e dei locali della centrale elettrica ubicata nell’ex Mulino camerale di Borgo Conce, dove è prevista l’istallazione di una turbina idraulica Girard che sviluppa una potenza di 100 cavalli.

Dopo una lunga serie di complesse trattative, il 19 febbraio 1894 si stipula il contratto e i lavori di elettrificazione si eseguono con eccezionale rapidità, tanto che l’intero impianto d’illuminazione elettrica è portato a termine entro il mese di maggio 1894 (R. e L. Paciaroni, Assem. Un’azienda, una città, una storia, Azienda Elettrica Municipalizzata, San Severino Marche, 2014. pp. 16-20).

I festeggiamenti per l’arrivo della luce elettrica

L’impianto d’illuminazione è solennemente inaugurato il 3 giugno 1894 e l’evento viene celebrato con numerose manifestazioni che si svolgono per tutto il mese di giugno. Nel teatro Feronia, dove è stato installato il nuovo impianto d’illuminazione, la Deputazione teatrale allestisce una stagione lirica di primordine con la presenza del soprano Maria Stuarda Savelli, che nel 1896 sarà la prima cantante a interpretare Mimì nella Bohème di Puccini nel Teatro Costanzi di Roma. Il cartellone comprende la Manon Lescaut di Massenet che sarà eseguita per 12 serate; la Cavalleria rusticana di Mascagni, che andrà in scena per sei serate; a completamento della stagione viene inserito il balletto Tersicore e il celeste impero che riscuoterà un grande successo, tanto che Annibale Casarini (1823-1914), per oltre 50 anni cassiere e amministratore del Feronia, nel suo dettagliato registro di Memorie scrive con un po’ di malizia che, mentre il popolo si diverte con le varie manifestazioni esterne, l’aristocrazia e la borghesia hanno modo di distrarsi in modo più “intimo”, dato che “divertimenti privati ve ne furono molti ma tutti in incognito; solo potrebbero numerarli quei Signori che frequentarono le Ninfe e le Ballerine”.

Nel programma dei festeggiamenti sono previsti concerti della Banda musicale cittadina e di alcune Bande forestiere, tombole e fuochi d’artificio, una gara di tiro a segno nel nuovo impianto di tiro, una corsa ciclistica nell’anello della Piazza Vittorio Emanuele. Non tutto va per il verso giusto, poiché Annibale Casarini annota a proposito dell’illuminazione elettrica cittadina: “L’inaugurazione della luce elettrica non riuscì a seconda della spettativa, perché fatta troppo in fretta; durante le feste più volte si spense nella piazza e nel teatro”. In ogni caso, per tutto il mese di giugno, si respira in città un movimentato clima di festa che attrae anche forestieri provenienti da tutta la provincia di Macerata, ma che purtroppo è destinato a spegnersi, tanto che Casarini ancora commenta: “Oggi 2 luglio 1894 la nostra città è ridiventata un deserto per l’avvenuta partenza di quasi tutti i componenti del corpo cantabile, ballabile e dell’orchestra. Speriamo di vederla ripopolata con la venuta dei Militari per le esercitazioni che sarà il giorno di questo stesso mese” (A. Pellegrino, Il Teatro Feronia. Storia spettacolo società, Bellabarba Editori, 1985, pp. 46-47).

Nonostante le critiche e i piccoli inconvenienti a cui si pone rimedio, la città vive un momento di euforia, sentendosi proiettata verso il futuro. La stessa introduzione dell’illuminazione elettrica pubblica comporta un cambiamento di costumi e di abitudini come viene riportato nel numero del 24 luglio 1894 dal giornale maceratese Don Falcuccio: “San Severino Marche. Tutto qui procede con ordine e calma. La città quasi deserta durante il giorno, prende la sera un aspetto gaio e animato: le nostre vaghe signorine si possono ammirare nella piazza alla luce delle lampade ad arco e nei pressi della stazione, in attesa del treno”.

Una particolare giornata di festeggiamenti

Il 24 giugno 1894 il Giardino pubblico viene scelto per celebrare in modo solenne il 32° Anniversario di fondazione della Società Operaia Settempedana e per onorarla degnamente confluiscono in città le rappresentanze di oltre 60 Società Operaie provenienti da varie città marchigiane. Si coglie questa solenne occasione anche per inaugurare nel Giardino pubblico il busto dedicato dalla città a Giuseppe Garibaldi, opera della scultore concittadino Sestilio Rosa (1853-1929), fratello del più celebre Ercole. Per questo motivo partecipano alla manifestazione le Associazioni Liberali e dei Garibaldini e l’Associazione dei Reduci della Patrie Battaglie, i cui componenti si uniscono agli iscritti delle Società Operaie per i discorsi ufficiali e al concerto eseguito da diverse fanfare.

Per tutti i partecipanti alla manifestazione viene poi organizzato dalla locale Società Operaia un banchetto ufficiale, il cui allestimento è affidato al titolare della Trattoria maceratese “Fanfulla”. Purtroppo, forse per il caldo estivo e per qualche bevuta di troppo, il pranzo (come riferisce il solito Casarini) “riuscì molto male” e “finì con fischi e bastonate al cuoco e ai camerieri” a dimostrazione di come, in altri tempi, anche determinati mestieri potessero presentare dei gravi rischi (Op. cit. p.46).

Cenni storici sul monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi

Giuseppe Garibaldi, opera di Sestilio Rosa all’interno del Giardino pubblico

Dopo alcune ricerche storiche condotte riguardo al monumento di Garibaldi collocato nel Giardino pubblico, è possibile ipotizzare con qualche fondamento che Sestilio Rosa abbia preso come modello il busto realizzato dal fratello Ercole Rosa (1846-1893), che è stato uno dei più grandi scultori del Post-Risorgimento (cfr. R. Paciaroni, Ercole Rosa, Comune di San Severino Marche, 1980). Secondo alcune fonti documentarie dell’epoca, l’opera sarebbe stata realizzata nel 1875 da Ercole nel suo studio di Roma alla presenza del Generale che, essendo in visita nella capitale, avrebbe accettato di posare come modello, nutrendo una grande ammirazione per lo scultore sanseverinate, autore del bellissimo Monumento ai Fratelli Cairoli, collocato a Roma lungo la Passeggiata del Pincio.

Lo studioso di storia dell’arte Baldassarre Odescalchi scrive di aver avuto l’opportunità di vedere l’opera nello studio di Rosa e così la descrive: “Garibaldi poi volle fare una eccezione per lo scultore dei fratelli Cairoli, accordandogli il singolare favore di ritrarlo dal vero […] in poche sedute, e con molto brio e facilità, ha ritratto le sembianze del vecchio guerriero italiano. Lo ha riprodotto nell’ormai storico costume. Ha saputo molto ben colpire l’espressione di quella severa caratteristica fisionomia, e specialmente quella singolare costruzione dell’osso frontale che denota tanta risoluzione e tanta energia” (Ricordi artistici. Lo studio di Ercole Rosa, Capaccini Editore, Roma, 1875).

A sua volta lo storico B. E. Manieri scrive di avere visto questa opera nello studio dello scultore: “Ammirai nello studio del Rosa un busto marmoreo del generale nel suo leggendario costume” (Spedizione dei Monti Parioli, 23 ottobre 1867, raccontata da Giovanni Cairoli, L’ Illustrazione Italiana, Milano, 1878).

Ercole Rosa: bozzetto in gesso del busto di Garibaldi (Roma 1875)

Esiste un bozzetto in gesso del busto di Giuseppe Garibaldi, che si trova nella Galleria nazionale d’Arte moderna di Roma, è alto un metro e venti e largo 80 centimetri ed è stato donato nel 1903 al Museo di Roma da Sestilio Rosa insieme ad altre opere del fratello che erano in suo possesso, mentre alcune sculture le ha donate alla Galleria d’Arte moderna del Comune di San Severino.

Nel Museo del Risorgimento di Roma è collocato lo stesso identico busto realizzato in marmo di Carrara sempre nel 1875, un’opera nella quale “il generale è rappresentato nel suo ponchio e poggia su arnesi di guerra”. Gli storici dell’arte Anna Gramiccia (1981) e De Micheli (1992), sulla base di un’attenta analisi stilistica, ritengono che il busto, che è un ritratto estremamente vivo e dallo sguardo penetrante, sia stato effettivamente realizzato dal vivo da Ercole Rosa, come del resto è confermato dalle precedenti testimonianze d’epoca (cfr. Autori vari, Ercole Rosa (1846-1893). Opere restaurate. Gessi e terrecotte provenienti dalla donazione del fratello Sestilio 1903, De Luca, Roma, 1981).

Ercole Rosa: busto in marmo di Giuseppe Garibaldi (Roma 1875)

Il valore storico e artistico del monumento a Garibaldi, realizzato nel 1894 all’interno del Giardino pubblico da Sestilio Rosa, non viene certamente sminuito dal fatto di aver tratto ispirazione dalla scultura del fratello Ercole. Nel realizzare il suo busto, Sestilio ha semplificato l’insieme, apportando alcune modifiche rispetto a all’originale: manca sulla destra l’elsa della sciabola con il fiocco di ornamento; a sinistra non c’è il ramo di quercia con foglie e ghiande, mentre al centro il grande proiettile d’artiglieria è stato scolpito per intero. Non solo quest’opera è probabilmente un omaggio tributato dall’autore al grande fratello scomparso l’anno precedente, ma essa acquista uno specifico significato, perché vede riuniti in un unico manufatto l’ideazione di uno scultore geniale e l’esecuzione da parte di un artista certamente più modesto, ma dotato di un’ottima tecnica scultorea e di un apprezzabile senso estetico.

Sestilio Rosa. Monumento a Giuseppe Garibaldi, 1894. Prima del restauro

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