San Severino, città Medaglia d’oro al merito civile, torna a far parlare della sua storia nella lotta di Liberazione. E’ accaduto, in occasione delle celebrazioni per il 25 Aprile, all’Istituto italiano di cultura di New York dove sono stati ricordati episodi meno noti dell’antifascismo.
Nel corso di un incontro di studi dal titolo “Liberation Day: readings from tales of women and young people”, Angelo Caglioti, professore al Barnard College, ha ricordato i “partigiani d’oltremare”, colonizzati provenienti da Eritrea, Etiopia, Somalia citando un episodio riportato nel libro “Partigiani d’Oltremare: Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana” del ricercatore e studioso maceratese Matteo Petracci: la storia di diversi ascari, donne e bambini che, con la dichiarazione della guerra, rimasero bloccati in Italia diventando sorvegliati speciali perché non potevano mescolarsi alla razza superiore dei bianchi italiani prima di finire rinchiusi a villa Spada di Treia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, alcuni di loro scapparono e si unirono alla “Banda Mario”, un gruppo partigiano composto da donne e uomini di tante nazionalità diverse e di diverse religioni che operò sulle colline e nelle campagne di San Severino e che trovò nella lotta al fascismo e al nazismo una solida ragione unificante.