Home | Cabina di proiezione | “L’innocente”, l’ultimo film “polar” di Louis Garrel
Euro Net San Severino Marche
L'innocente
L'innocente

“L’innocente”, l’ultimo film “polar” di Louis Garrel

L’attore e regista francese Louis Garrel torna ad interpretare i panni di Abel, il personaggio da lui creato che lo accompagna sin dal suo esordio alla regia. Abel è come il Michele Apicella di Nanni Moretti, sempre lui, ma sempre diverso in ogni pellicola: questa volta il giovane Abel lavora come guida in un acquario, ha una madre, Sylvie (Anouk Grinberg), un’attrice che si innamora di Michel (Roschdy Zem), un ex rapinatore. Il ragazzo non si fida di Michel e comincia ad indagare sui giri dell’ex detenuto, rimanendo così invischiato in una situazione complicata e, in quest’intreccio, verrà coinvolta anche Clémence (Noémie Merlant), la migliore amica, e collega, di Abel.

L’innocente è il quarto film scritto e diretto da Louis Garrel, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2022. Esordì come regista nel 2015 con Due amici, proseguendo poi con L’uomo fedele (2018) e nel 2021 con La crociata (questi due, scritti insieme a Jean-Claude Carrière). Con questo suo nuovo film (co-sceneggiato con Tanguy Viel), l’autore conferma lo stile che lo caratterizza da sempre: storie lineari, ma non scarne, raccontate attraverso uno sguardo curioso ed indagatore, sempre ricco di dettagli e sfaccettature originali per i suoi personaggi, naturali e complessi, vicini a noi. Si toccano molti temi, come il reinserimento nella società degli ex carcerati, il rapporto madre e figlio, l’amicizia tra uomo e donna e, minuto dopo minuto, ci si chiede come finirà la storia di Abel, Sylvie, Michel e Clémence.

L’innocente è una commedia dalle tonalità drammatiche, un “polar” (poliziesco e noir) che gioca con delle trovate sinceramente divertenti. Garrel ricalca la forma dei polizieschi, con tanto di (buffi) pedinamenti e utilizzo dello split screen, alternando ironia e tensione, catturando l’interesse dal principio alla fine grazie ad una calibrata dinamicità degli sviluppi, come la catartica sequenza di Abel e Clémence al ristorante pienamente dimostra. Gli interpreti sono tutti ben calati e spontanei nei loro ruoli e le due anime del lungometraggio, l’irrequietezza ed il divertimento, si incrociano senza mai scontrarsi, tramite una scrittura degli eventi funzionante, con colpi di scena inseriti nei momenti giusti lungo lo sviluppo, ottenendo una vicenda di intrattenimento intelligente capace di concludersi e ricollegarsi, in maniera circolare, con l’inizio dell’opera.

Silvio Gobbi

Centro Medico Blu Gallery