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Home | Pillole di cultura Settempedana | Reliquie di “Colui che fece per viltade il gran rifiuto”
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L’incoronazione di Celestino V (particolare)

Reliquie di “Colui che fece per viltade il gran rifiuto”

Pubblicato da Mauro Grespini in Pillole di cultura Settempedana 777 Visite

Nella Pinacoteca “Pietro Tacchi Venturi” di San Severino, nella sala dedicata al Trecento, oltre a due mirabili dipinti e a un bellissimo Crocifisso, sono raccolti molti oggetti preziosi, tra cui una serie di quatto reliquiari verosimilmente del secolo XVIII, contenenti oggetti appartenuti, secondo la tradizione, a Papa Celestino V. Questo pontefice, ovvero il monaco eremita Pietro da Morrone, venne eletto papa nel 1294, ma dopo pochi mesi, inesperto e nuovo agli intrighi della politica pontificia, amareggiato dai compromessi del potere e su pressione della stessa Curia, si dimise e tornò alla vita eremitica. Per questo motivo Dante Alighieri lo include nel girone degli Ignavi, (Inferno, canto III) definendolo come: “colui che fece per viltade il gran rifiuto”.

Ritratto di S. Pietro Celestino V

Questi manufatti, come tanti altri della Pinacoteca, sono in deposito nella pinacoteca e sono proprietà della ricca e importantissima Abbazia di San Lorenzo in Doliolo, collocati nella pubblica raccolta negli anni ’80 del Novecento per ragioni di sicurezza e di conservazione.

Uno dei quattro reliquiari conservati attualmente nella pinacoteca “P. Tacchi Venturi”

La foto documenta una delle quattro teche, in particolare quella in cui è contenuta una piccola borsa in tessuto di preziosissima manifattura, che si ritiene essere realizzata in Opus Anglicanum. Nelle altre tre sono conservati: un cingolo, un paio di babbucce, una stola, un manipolo e una mitra.

L’ultimo sigillo che chiude le teche è del vescovo Giacomo Ranghiasci Brancaleoni, che ha retto la diocesi di San Severino agli inizi del secolo XIX; da allora nessuno, probabilmente, ne ha più potuto constatare la conservazione e il pregio.

In occasione del riallestimento della Pinacoteca nel 2015, lo storico dell’arte Alessandro Marchi, funzionario di zona del Mibact e curatore scientifico del lavoro, ipotizzò di promuovere una ricognizione dei materiali, “utroque iure”, al fine di approfondire la conoscenza. Il suo trasferimento ad altro incarico fuori regione ha però impedito che il progetto potesse andare in porto. So che di recente uno studioso locale si è interessato alla questione e spero che possa essere la volta buona che questi preziosissimi materiali abbiano la considerazione che meriterebbero.

Luca Maria Cristini

Una delle reliquie: due immagini della preziosa borsa in opus anglicanum (ph. Riccardo Garzarelli)

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Pillole di cultura settempedana 2022-12-02
+Mauro Grespini
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TAG: Pillole di cultura settempedana

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