Nella mattinata di lunedì 28 novembre, al Feronia, si è tenuta la cerimonia ufficiale per il conferimento della Medaglia d’oro al valore civile per la Resistenza alla città di San Severino Marche. Questa onorificenza, sollecitata da molto tempo – in particolare dagli anni Sessanta in poi – dall’Anpi locale e dal Comune, è stata recentemente assegnata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riconoscendo così definitivamente l’importanza della partecipazione della città alla lotta partigiana.
Tra i tanti presenti, vi erano il Prefetto di Macerata, Flavio Ferdani, il sindaco Rosa Piermattei, i fratelli Elio, Frida e Riccardo Di Segni (figli del medico-partigiano Mosè Di Segni), Donella Bellabarba (Anpi San Severino), Francesco Rocchetti (Anpi provincia Macerata), il cardinale Edoardo Menichelli, il presidente della Provincia di Macerata Sandro Parcaroli, il consigliere regionale Renzo Marinelli, la deputata Irene Manzi e il senatore Guido Castelli. Gli interventi sono stati coordinati dal giornalista Daniele Pallotta.
L’intervento di apertura è stato quello dello storico e ricercatore Matteo Petracci, autore della monografia Partigiani d’Oltremare, nella quale è presente la storia della Banda Mario, la brigata partigiana di Mario Depangher attiva nel nostro territorio. Lo storico ha ricordato la genesi e le peculiarità di questo ampio battaglione, multietnico e multireligioso: il discorso di Petracci è stato un incipit fondamentale per ricostruire, sinteticamente ed efficacemente, il contesto della Resistenza locale.
Successivamente, il saluto del sindaco Rosa Piermattei ha ricordato il «ruolo di primaria importanza assunto da San Severino nella lotta di Liberazione, per gli scontri che ebbero luogo e per il sangue versato: questo è quanto vuole ricordare innanzitutto questa medaglia. Ma oltre a questo, le medaglia ci ricorda che di fronte a chi propagandava ed imponeva il razzismo e la guerra, i settempedani scelsero la via dell’accoglienza e della pace. Questo importante messaggio di altruismo va fatto nostro e va condiviso con le giovani generazioni: per questo, il percorso di oggi non si chiude con questa cerimonia, ma proseguirà con una serie iniziative nel 2023 incentrate sulla storia, con tanto di uscite nei luoghi della Resistenza e sui sentieri della Memoria, ed incontri sui valori democratici e di difesa della democrazia».
Gli interventi istituzionali di Sandro Parcaroli e Renzo Marinelli hanno sottolineato la grande importanza di questa giornata non soltanto per la città di San Severino, ma anche per la provincia e la regione: un evento che deve far riflettere sul passato per proiettarsi nel futuro, importante per la memoria e per insegnare ai giovani che, anche nei momenti più bui e difficili, si può e si deve sempre lavorare per un futuro ed un mondo migliore.
Dopodiché i fratelli Di Segni hanno ricordato la figura del padre, Mosè (attivo nelle fila della banda Mario), e la loro vita da rifugiati nella frazione settempedana di Serripola dopo essere fuggiti da Roma. Hanno raccontato, attraverso un dialogo con delle giovani studentesse, le difficoltà di quei giorni, la necessità di nascondere la loro identità – ad esempio, non dovevano mai dire il loro vero nome né dichiarare la propria religione ebraica -, il nascondersi durante le ispezioni nazifasciste, e l’importante aiuto che hanno ricevuto dalla popolazione locale.
Il cardinale Menichelli, coetaneo dei Di Segni ed anch’egli residente a Serripola all’epoca, ha ricordato ai presenti l’importanza della fratellanza per un mondo di pace, perché «nella guerra perdono tutti, la libertà è fragile, va custodita e difesa: libertà e pace vanno custodite insieme».
Oltre a ciò, è stata letta (da Alberta Ricottini) la lettera di Liliana Segre alla città di San Severino, dove la Senatrice a vita plaude al riconoscimento ottenuto, e sono stati proiettati video con le testimonianze dei discendenti di Mario Depangher e del partigiano somalo della Banda Mario “Principe Aden” (Aden Scirè); è stato trasmesso anche uno spezzone di intervista al partigiano settempedano Bruno Taborro, storico presidente dell’Anpi deceduto nel 2014 (in sua memoria, il sindaco Piermattei ha chiesto un minuto di silenzio).
Inoltre, Marta Di Gaetano, sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi di San Severino, ha tenuto un breve intervento sull’importanza, per i giovani e non solo, di questa cerimonia.
Dopo la consegna degli attestati benemerenza ai fratelli Di Segni, al cardinale Menichelli, ai discendenti dei partigiani presenti in sala e a tutti coloro che hanno contribuito, attraverso ricerche storiche ed altre attività, a rendere nota l’importanza della Resistenza settempedana, ha preso la parola Donella Bellabarba, presidente della sezione settempedana dell’Anpi: «L’Anpi di San Severino ha lottato per decenni perché venisse assegnato questo riconoscimento agli abitanti della città: finalmente dunque si realizza quanto Bruno Taborro ha perseguito con tenacia per oltre cinquant’anni, dialogando sempre con le istituzioni. Con questa Medaglia d’oro al valore civile la Repubblica parlamentare, democratica, liberale ed antifascista, riconosce alla popolazione di San Severino Marche di aver contribuito fattivamente alla sua realizzazione ed alla formulazione della sua Costituzione, fondata sull’amore per la pace e la libertà e sul rifiuto della dittatura fascista. La Repubblica è nata dalla Resistenza, ed il Battaglione Mario ha avuto un ruolo determinante nella storia della Liberazione del centro Italia grazie anche al supporto avuto dalla Resistenza civile, che ha visto come protagonisti medici, infermieri, carabinieri, sacerdoti e le tantissime famiglie, cioè le tantissime donne, per lo più rimaste anonime, che hanno vestito, sfamato e curato partigiani, ebrei, ex prigionieri e renitenti alla leva della Repubblica di Salò. Donne poco protagoniste dei racconti storici, ma fondamentali, come lo furono le staffette, le combattenti e le infermiere. Tutti costoro hanno conquistato per le generazioni future la condizione di cittadino e non più di suddito e questo comporta il diritto/dovere di essere soggetti attivi del vivere democratico, responsabili della qualità democratica della società e, soprattutto, il dovere di non dimenticare il passato».
Infine, dopo la sfilata del gonfalone della città sul palco, il Prefetto ha ufficialmente consegnato al sindaco la Medaglia d’oro al valore civile per la Resistenza.
Sul palco ha prestato servizio il Corpo filarmonico “Adriani”, mentre il teatro era gremito di studenti delle scuole settempedane.
Silvio Gobbi
Galleria fotografica sui social del Settempedano