Domenica 27 novembre, alle ore 17, va in scena al Feronia lo spettacolo di prosa (in abbonamento) “A spasso con Daisy” che vede protagonisti Milena Vukotic, Maximilian Nisi e Salvatore Marino. Il testo di Alfred Uhry è stato adattato da Mario Scaletta per la regia di Guglielmo Ferro. Le musiche sono di Massimiliano Pace, i costumi di Graziella Pera, le scene di Fabiana Di Marco.
La rappresentazione (atto unico di 95′) viene presentata a San Severino in esclusiva regionale.
La storia dell’anziana Daisy e del suo autista di colore è da sempre un successo. Ha vinto il Premio Pulitzer per la Drammaturgia nel 1988; l’anno successivo arriva l’adattamento cinematografico con Jessica Tandy e Morgan Freeman, diretto da Bruce Beresford, che poi si è aggiudicato quattro Premi Oscar (miglior film, attrice protagonista, sceneggiatura non originale e trucco) e molti altri premi.
Daisy, maestra in pensione, è una ricca signora ebrea che vuole apparire povera; una donna dal piglio forte, ironica, diretta, scontrosa, capricciosa, avara. E’ vitale e indipendente, nonostante l’età, ed è assolutamente maldisposta verso la decisione presa dal figlio Boolie, nel tentativo di arginare la rischiosa smania d’indipendenza della madre, di assumerle un autista. Daisy non vuole in casa qualcuno che tocchi le sue cose, che la privi del gusto di guidare, che la faccia vedere in giro accompagnata da uno chauffeur come fosse una donna ricca. Per fortuna Hoke, l’autista di colore, affezionato e analfabeta, è paziente e capace di sopportare tutte le stranezze dell’anziana signora e di rimanere dignitosamente in disparte. Poi, giorno dopo giorno, la diffidenza iniziale lascia il posto a un rapporto fatto di battibecchi e battute pungenti che cela in realtà un affetto profondo.
A spasso con Daisy non è che questo: la storia di un’amicizia solida e duratura nata nonostante i pregiudizi e le classi sociali. L’adattamento è leggero e pungente, la regia pulita ed efficace, l’interpretazione magistrale: ingredienti che, grazie a trovate semplici ma azzeccate, confezionano una commedia leggera piena di ironia, grazia e respiro. La storia è delicata e divertente, capace di raccontare con umorismo un tema complesso come quello del razzismo nell’America del dopoguerra e di stimolare la riflessione su ogni forma di razzismo e sul modo migliore di combattere tutte le forme di razzismo: affetto, comprensione e soprattutto sentirsi tutti parimenti e semplicemente “umani”.