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La maestra Giovanna Legatti
La maestra Giovanna Legatti

Seminario su Giovanna Legatti, la maestra di Coldigioco

“Il prossimo evento dell’Mce sarà dedicato a Giovanna Legatti, di cui ricorre il decimo anniversario della morte. A lei e al marito Giuseppe Tamagnini si deve l’esperienza di Coldigioco, ispirata alla pedagogia della cooperazione”. Lo aveva preannunciato la Dirigente scolastica Emanuela Tarascio in occasione dell’incontro su Pino Tamagnini, pioniere pedagogico della Cooperazione educativa in Italia, e così ecco pronta la seconda iniziativa della neonata sezione maceratese del Movimento. Si terrà mercoledì 8 marzo (ore 17) all’abbazia di Sant’Urbano, ad Apiro, grazie alla collaborazione con il Comune, l’Istituto comprensivo “Coldigioco”, l’Istituto storico di Macerata e l’azienda Loccioni. Titolo del seminario di studi: “La maestra di Coldigioco: Giovanna Legatti tra cooperazione educativa e sperimentazione didattica nel secondo dopoguerra”.

Proprio nel giorno in cui si celebra l’universo femminile, l’Mce riscopre la figura di una donna della pianura emiliana che fra le colline maceratesi divenne artefice di un grande esempio di “pedagogia popolare” seguendo l’esperienza del maestro francese Célestin Freinet (1896-1966).

Giovanna Legatti, nata a Lugagnano Val d’Arda il 22 settembre 1921, sposò nel 1960 Tamagnini e dal ’61 insegnò ad Apiro fino alla pensione (1972). Morì a Macerata nel 2012, a dieci anni di distanza dalla scomparsa del marito.

Il seminario sarà l’occasione per raccontare la sua vita, il suo impegno di insegnante, e per evidenziare l’attualità del modello di scuola sperimentata a quei tempi a Coldigioco, minuscolo paesino di campagna. Le tecniche didattiche peculiari usate da Giovanna e Pino Tamagnini – come la tipografia, la corrispondenza con alunni di altre scuole, il testo libero, la collaborazione e la socializzazione – sono una larga parte della didattica odierna, anche se assumono nomi diversi nel contesto avanzato dell’era postindustriale: computer, email, giornale di classe, lavoro in team, accoglienza, problem solving, brainstorming e così via. Nella società multimediale e telematica al posto dei caratteri di piombo ci sono tastiera, computer e stampante; il modem sostituisce il postino; ma i valori etici ed educativi per i quali la maestra Giovanna si batteva sono permanenti. “La cosa che mi interessa di più – diceva – non è sapere se i miei allievi sono diventati professori d’università o muratori; quel che mi interessa è il loro carattere, la loro sincerità, la loro tolleranza”.

All’incontro dell’8 marzo a Sant’Urbano, nella Valle di San Clemente, interverranno Juri Meda, docente all’università di Macerata (“La scuola italiana del secondo dopoguerra tra conservatorismo e istanze di rinnovamento”); Francesca Bocci (“Giovanna Legatti e la scuola di Coldigioco: una scommessa Mce”); Paula Metallo (“Cronache da Coldigioco”); la dirigente scolastica Emanuela Tarascio (che modera il seminario); Antonio Sofia della segreteria nazionale Mce; l’imprenditore Enrico Loccioni e il sindaco di Apiro, Ubaldo Scuppa.

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