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Il chiosco dei Giardini
Il chiosco dei Giardini

Chiosco dei Giardini, l’architetto Cristini scrive alla Sovrintendenza per fermare la demolizione

L’architetto Luca Maria Cristini ha inviato oggi una lettera alla Soprintendenza di Belle arti, Archeologia e Paesaggio delle Marche per chiedere un ripensamento sul parere espresso in merito alla demolizione del chiosco del Giardino “Coletti” di San Severino e alla ricostruzione di un nuovo bar ristorante. Ecco, di seguito, la sua richiesta di riconsiderazione del progetto “di impatto non adeguato”.

Gentilissima Signora Soprintendente,
recita così la determina dirigenziale numero 635, emessa evidentemente ad arte il 13 agosto 2020: “Realizzazione locali per ampliamento chiosco bar giardini storici di Via Matteotti”. Questa costituisce l’incarico, in indice all’Ufficio Ricostruzione (? sic.) del Comune di San Severino Marche, che affida fiduciariamente il progetto esecutivo per demolire e ricostruire il chiosco dello storico Giardino pubblico “Giuseppe Coletti” di San Severino, triplicato nelle dimensioni.
Si legge in un comunicato stampa del Comune che il progetto di ampliamento avrebbe già ottenuto l’autorizzazione della Soprintendenza, come si legge sulla stampa locale.
Il giardino, voluto dal sindaco omonimo nel centro cittadino nel secolo XIX, è uno dei più significativi e antichi parchi urbani delle Marche, censito dagli uffici regionali, d’intesa con la Soprintendenza. In origine, al posto del chiosco attuale, c’era una serra per i fiori e, di fronte a questa, un piccolo chiosco ottagonale in legno per la mescita di bibite. Proprio alla medesima funzione è destinata la struttura attuale, grazioso “chalet” modernista, progettato negli anni ’60 dall’ingegnere comunale Luigi Cona, professionista bene informato sulle tendenze architettoniche del tempo. Il pregio dell’edificio, a mio avviso, oltre che essere testimoniato dai preziosi schizzi e disegni tecnici originali che ancora oggi si conservano, sta nell’aver saputo coniugare le più moderne tecnologie costruttive del cemento armato, con l’uso della pietra locale da costruzione. Con quest’ultima sono realizzati i setti verticali, caratterizzati da una singolare, accuratissima posa in opera dei conci lapidei e dalle sagome umane ricavate nel loro spessore, una delle quali è passante ed evoca il celebre “Modulor” di Le Corbusier.
Quello che stupisce in questa operazione non è solo il merito, ma anche il metodo adottato dall’Amministrazione committente.
Quanto al metodo si è già in parte detto: l’incarico viene formalizzato nelle vicinanze di Ferragosto, quando nessuno è attento all’albo pretorio, nessuna condivisione delle intenzioni è quindi riservata ai cittadini; il titolo della delibera è fuorviante e la pubblicità all’operazione viene fatta solo allorché si bandisce la gara d’appalto.
Per quanto concerne il merito, è del tutto sorprendente la superficialità con cui si decide di triplicare la superficie di un semplice chiosco stagionale, facendolo diventare un bar di 150 metri quadrati; il suo utilizzo a pieno regime sarà tale che si passerebbe da avere una struttura a servizio del giardino – come è l’attuale chiosco – ad averne una che ha il giardino al proprio uso, ribaltando quindi la natura dei rapporti.
Un locale notturno, un bar-ristorante, un grande locale – tra i più grandi in città – male si adattano a un parco storico come il “Coletti”. La spesa preventivata, poi, di 233.000 euro si potrebbe destinare al semplice restauro di quanto esiste. Il resto delle risorse potrebbero meglio essere impiegate per un programma di radicale manutenzione del verde, con un piano pluriennale di interventi, volti a restituire dignità alla componente arborea del giardino, che ne costituisce la prerogativa di maggior valore e che è da anni trascurata, così come le aiuole e ai giochi per bambini.

Si potrebbe anche realizzare all’interno del parco un percorso per disabili che agevoli, con appositi ausili compatibili col contesto, l’ingresso con sedie a ruote eliminando pure le barriere architettoniche agli accessi esterni. La mia preghiera è, gentilissima Signora Soprintendente, è quella di riconsiderare, se lo ritenesse sensato alla luce di quanto su esposto, l’assenso alla demolizione del chiosco esistente e alla costruzione di un edificio così grande e impattante in un contesto prezioso. La cittadinanza si è mobilitata aderendo massivamente a una petizione online (https://www.change.org/noallademolizionedelchiosco), non potendosi promuovere raccolte di firme in altra maniera causa Covid-19, con centinaia di sottoscrizioni (ad oggi oltre 300 in meno di una settimana). Faccio appello alla sua sensibilità Signora Soprintendente: un intervento è urgentissimo, perché per i lavori è già conclusa la fase di pubblico appalto!”.

Arch. Luca Maria Cristini

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