Giovedì 14 e venerdì 15 novembre (ore 21) quinto appuntamento al cineteatro Italia con la rassegna cinematografica curata dai Teatri di Sanseverino e dal Cinema San Paolo: Mia e il leone bianco, di Gilles de Maistre, con Daniah De Villiers, Mélanie Laurent, Langley Kirkwood e Ryan Mac Lennan.
Di seguito, la recensione dell’opera.
La giovanissima inglese Mia Owen (Daniah De Villiers) si è da poco trasferita, con la famiglia, in Sudafrica, dove il padre John (Langley Kirkwood) possiede un allevamento di leoni. La ragazza non riesce a farsi nuovi amici, odia il fatto di aver lasciato il paese dove è cresciuta e non sopporta il luogo dove si ritrova a vivere. Inutili sono le premure del padre, della madre Alice (Mélanie Laurent) e del buono, ma problematico, fratello Mick (Ryan Mac Lennan). Ma un giorno, la tristezza di Mia viene stemperata da un evento eccezionale: la nascita di un leone bianco, un fatto rarissimo. Dopo le prime resistenze, la ragazza si affeziona sempre di più al cucciolo, con il quale nasce un rapporto speciale, un’inedita e forte amicizia tra uomo e animale. Tanto più Mia passa il suo tempo col leone, tanto più i familiari si preoccupano: i genitori credono che l’animale possa mettere a rischio la vita della ragazza. Mia farà di tutto per non perdere Charlie (così si chiama l’animale), specialmente quando scoprirà l’oscuro segreto che c’è dietro la riserva gestita dal padre.
Mia e il leone bianco è il classico film per bambini e famiglie. Leggero, prevedibile nello sviluppo, con un finale positivo ed un buon messaggio alla base: l’importanza di salvare i leoni e tutti gli animali che, per denaro e malato divertimento, troppo spesso vengono uccisi da turisti ignobili. Gilles de Maistre dirige linearmente una storia tenera, senza alcun apporto memorabile. Perché vedere questo film? Per il già citato impegno dell’autore nei confronti della causa animalista e per la naturalezza del legame tra Charlie e la giovanissima De Villiers. Il cucciolo è veramente cresciuto a contatto con la ragazza per potersi abituare alla sua presenza, grazie al lavoro ed alla supervisione di Kevin Richardson. Lo zoologo ha monitorato la crescita dell’attrice e del leone per ben tre anni, controllando il graduale contatto fra i due soggetti, rendendo così il più naturale possibile il loro rapporto. Nella sostanza, un’opera memorabile più per il lavoro che c’è dietro che per la riuscita di ciò che rappresenta: almeno c’è il fondamentale messaggio di rispetto nei confronti degli animali selvaggi che noi umani, continuamente, dimentichiamo e trascuriamo.
Silvio Gobbi