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Home | Teatri di Sanseverino | “Borg McEnroe”: due facce della stessa medaglia
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Borg McEnroe
Borg McEnroe

“Borg McEnroe”: due facce della stessa medaglia

Pubblicato da Mauro Grespini in Teatri di Sanseverino 1,255 Visite

“Borg McEnroe” è il film che la rassegna cinematografica promossa dai Teatri di Sanseverino, con la collaborazione del cinema San Paolo, presenta oggi (giovedì 15) e venerdì 16 novembre all’Italia con spettacolo alle ore 21.

Ecco la recensione

Wimbledon (Londra), Regno Unito, 1980. Si sta disputando la finale di uno dei più importanti tornei mondiali di tennis, lo scontro tra lo svedese Björn Borg e lo statunitense John McEnroe, due rivali differenti: il freddo e composto nordico, l’indomito ed impertinente americano. Un match sudato fino all’ultimo secondo, fino alla vittoria di Borg, la quinta di fila del torneo Wimbledon. Una partita leale, agguerrita fino alla fine, tra il ghiaccio scandinavo e la frenesia newyorkese. Due caratteri apparentemente opposti, ma nel profondo molto simili. Borg, nell’intimo, cova rabbia, tensione e voglia di vincere tanto quanto McEnroe (il quale, invece, non fa mai nulla per nascondere i propri nervi).
Queste similitudini, queste affinità caratteriali emergono in Borg McEnroe, diretto da Janus Metz Pedersen. In questo film dal ritmo sostenuto, come un’avvincente partita di tennis, il regista ricostruisce la storia dei due protagonisti in parallelo alle fasi principali del torneo di Wimbledon del 1980, fino alla storica finale. Con una costruzione tecnicamente precisa, dove il presente si alterna al passato perfettamente, Metz Pedersen realizza un lavoro tra il biografico ed il dramma, mostrando allo spettatore pregi e difetti dei protagonisti, cercando di scadere il meno possibile nella noia didascalica. La miglior parte della pellicola è il finale, il decisivo match per la coppa: sembra di rivivere, colpo dopo colpo, lo scontro storico di Wimbledon. Fino all’ultimo tiro, si è catturati dalla partita, come se si stesse giocando insieme ai due miti della storia del tennis. Prima della finale, sulle pareti della sala d’attesa, leggiamo un frammento della poesia «If» (Se) di Kipling: «If you can meet with Triumph and Disaster and treat those two impostors just the same» (Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina e trattare allo stesso modo questi due impostori). Come sappiamo, la poesia termina, dopo una serie di precetti, con i versi: «Yours is the Earth and everything that’s in it, And—which is more—you’ll be a Man, my son!» (Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, e — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!). A Wimbledon, Borg e McEnroe affrontano sia il trionfo che la rovina. Il torneo non serve solo per decretare il vincitore, ma, soprattutto, è necessario per portare a termine il percorso di maturazione professionale e caratteriale dei due atleti, scoprendosi molto più simili di quanto pensassero: due uomini, due fratelli, due facce della stessa medaglia.

Silvio Gobbi

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recensione cinematografica 2018-11-15
+Mauro Grespini
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TAG: recensione cinematografica

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