Ieri, lunedì 12 novembre, una folla commossa ha dato l’ultimo saluto terreno a Giovanni Caciorgna, raccogliendosi in preghiera nella chiesa di Taccoli accanto ai familiari e al feretro.
Parenti, amici, imprenditori, amministratori, i vicini dell’amata frazione… Nessuno è voluto mancare al rito funebre, tanto che la piccola chiesa parrocchiale non è riuscita ad accogliere tutte le persone presenti, molte delle quali giunte da fuori città.
Gianni, per via della sua decennale attività, era conosciutissimo e amato. Basti solo leggere i numerosissimi post scritti con affetto sincero sulle pagine di Facebook oppure ricordare la tanta gente che nei giorni di sabato e domenica ha varcato la soglia di casa Caciorgna (dove era stata allestita la camera ardente) per abbracciare la moglie Lidia e i figli Cristiana e Massimiliano.
“L’uomo del Faro” aveva buon cuore e idee, magari le sue idee, ma ci metteva sempre passione in ciò che faceva. E forse anche per questo, con tenacia, è riuscito a realizzare – pezzo dopo pezzo – la struttura polifunzionale di Taccoli (sala da ballo, hotel, piscina, pizzeria-ristorante).
Personalmente, ho conosciuto Giovanni ai tempi del suo impegno politico-amministrativo, quando cominciavo a scrivere i miei primi articoli. Ricordo ancora il pezzo in cui raccontavo la sua proposta di delocalizzare gli impianti sportivi in un’area fra Taccoli e Caruccio, dove ci sarebbe stata la possibilità di creare una vera e propria “cittadella dello sport”. Con il tempo non se n’è fatto nulla, ma – giusto o sbagliato che fosse – quel progetto aveva una sua dignità, guardava lontano.
Lontano come quel faro “sparato” in cielo, ogni sera, per orientare verso San Severino un “popolo” di marchigiani (e non solo) in cerca di musica, serenità, compagnia. Giovanni accoglieva tutti a braccia aperte, ogni amico era il benvenuto, ma non per ragioni meramente di profitto, bensì per una generosità d’animo che lo ha sempre contraddistinto.
Anche la notte del 26 ottobre 2016, dopo le prime due forti scosse di terremoto che hanno colpito la nostra zona, lui ha ospitato gente impaurita, scappata dalla propria abitazione senza prendere neppure un pigiama; l’ha sistemata nel suo hotel rassicurandola e offrendogli l’aiuto che occorreva. Non era business, era accoglienza. Qualcuno, dopo due anni, è ancora laggiù, in attesa di rientrare nella propria casa. Ma l’umanità di Giovanni si è sempre fatta sentire.
Il tempo vola, lasciando solo memorie, spesso brutte, a volte piacevoli. Caciorgna aveva 74 anni, di lui conserveremo sicuramente un bel ricordo.
m. g.