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Il santuario del Glorioso
Il santuario del Glorioso

L’8 maggio torna la festa dell’Ascensione al Glorioso

Ascensione al Glorioso, si rinnova la tradizione popolare della fede. Può essere questa la sintesi di quanto ci dice il settempedano Ivano Bianchini per dare notizia che domenica 8 maggio torna la festa dell’ascensione al Glorioso. Le famiglie del posto, riunitesi in Comitato, le Confraternite di San Severino e le parrocchie di campagna hanno deciso infatti di riprendere la tradizione dei pellegrinaggi. Così, domenica prossima alle ore 8 si partirà in corteo dalla cattedrale di Sant’Agostino per giungere – con divise, bandiere e stendardi – fino al santuario della Madonna del Glorioso dove alle 9 verrà celebrata una messa per solennizzare l’ascensione di Gesù risorto al cielo. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare. Poi, a ogni ora saranno celebrate altre messe. Fuori dal santuario ci saranno le bancarelle con i lupini e le tradizionali limoncelle. Si confida che vi siano anche i venditori di fischietti per la conferma del noto detto popolare: “Si gitu a u Gluriusu? I compratu u ciuffulittu?”

Ecco cosa racconta Ivano Bianchini.

“Fino a pochi anni fa, quando le campagne erano ancora popolate, tutti gli anni, per l’ascensione, che cadeva di giovedì festivo, giungevano al santuario del Glorioso da tutte le 41 frazioni e parrocchie di San Severino (che allora era Diocesi) numerose processioni con stendardi, bandiere e crocifissi processionali. Il movimento di popolo si componeva delle confraternite maschili e femminili, due o tre almeno per ogni parrocchia, dei ragazzi e di tutte le altre persone. Si partiva al mattino presto, a seconda della distanza dal santuario, camminando, pregando e cantando. Al Glorioso, man mano, veniva annunciato forte, per nome, l’arrivo di ciascuna comunità: arriva la compagnia di Parolito; arriva la compagnia di Stigliano; arriva la compagnia di Castel San Pietro e, per ultimo, perché più vicini, arriva la compagnia di Cesolo… Arriva la compagnia di Granali…
Tutti partecipavano devotamente alla messa, stipati nella chiesa, piena all’inverosimile, con le pareti affrescate ma tutte annerite dal fumo delle candele. Moltissimi si accostavano alla Comunione, poi ci si metteva in libertà, togliendosi i camici, e si faceva colazione all’aperto, sotto le piante di mandorli, numerosi attorno all’edificio sacro. Ci si dissetava alla fontanella pubblica, ancora presente di fronte all’ingresso principale della chiesa. Ciascuno consumava la colazione che si era portata. Molte bancarelle di giocattoli e altre di frutta, in particolare limoncelle e lupini, circondavano la chiesa, piena dentro e fuori di gente d’ogni età. Era davvero difficile muoversi agevolmente per quanta gente c’era. Quasi sempre il pomeriggio veniva disturbato da qualche lieve pioggerella che però passava subito e consentiva la prosecuzione della festa fino a sera. C’era la giostra volante con musica assordante: occasione per molti giovani di incontrarsi, conoscersi e in seguito anche sposarsi. Il giorno dopo, in via Mazzini, dove oggi c’è l’Itis, si teneva una grande e rinomata fiera di bestiame alla quale accorrevano allevatori e negozianti da molte città della regione.

La festa negli ultimi anni è andata affievolendosi anche a causa della chiusura del santuario, di proprietà comunale, per lunghi lavori di restauro.
Ora, finiti i lavori, il santuario è stato riportato alla sua originale bellezza, con i pregevoli dipinti e la prodigiosa statua della Madonna della Pietà che il venerdì santo del 22 aprile 1519 versò lacrime. Realizzata recentemente anche la strada esterna (la cosiddetta variante; ndr) che ha eliminato del tutto i pericoli e il trambusto del traffico veicolare, oggi si può godere liberamente e pienamente del santuario e della bella campagna adiacente, sempre molto serena e accogliente, libera da pericoli”.

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