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Il presidente di Confcommercio, Simone Biangi, assieme ad alcuni ristoratori
Il presidente di Confcommercio, Simone Biangi, assieme ad alcuni ristoratori

Ristoratori sul piede di guerra per sagre e feste paesane

Oltre cinquecento ristoratori di Camerino, Castelraimondo, Matelica, Esanatoglia e San Severino sono sul sentiero di guerra e chiedono alle istituzioni, con il supporto di Confcommercio, “un giusto equilibrio fra diritti e doveri per tutte le attività economiche, evitando l’illecita concorrenza” di feste e sagre paesane. Alcuni promotori del Comitato che da qualche settimana sta curando la raccolta di firme (adesioni al 342.6416284) da presentare al presidente della Regione Gian Mario Spacca, della Provincia di Macerata Antonio Pettinari e dell’Anci Maurizio Mangialardi, si sono ritrovati insieme per chiedere “seri controlli normativi e sui tempi di svolgimento delle innumerevoli sagre e feste paesane che si tengono ormai con continuità sul territorio”. “Abbiamo ottenuto l’appoggio di Confcommercio (erano presenti all’incontro il vice presidente provinciale Claudio Pini, il dipendente Ivano Buschittari e il responsabile sindacale Alvaro Caramanti, ndr) – dice uno dei promotori più attivi, Fulvio Pediconi di Castelraimondo – su un fenomeno incontrollato che sta facendo concorrenza sleale a chi, come me, è nel settore ristorazione da lunghi anni e che è costantemente sotto la lente dei controlli degli organi preposti e viene subissato di tasse”. “È venuto il momento di dire basta – aggiunge il camerte Enrico Frezzi -, è per questo che stiamo raccogliendo una notevole quantità di firme affinché possiamo essere ascoltati. Diamo lavoro a diversi giovani che restano inoperosi, per un numero di serate sempre crescente, mentre le sagre proliferano, incontrollate. Chiediamo ai Comuni di stilare un rigido calendario delle feste per favorire un progetto di osmosi fra gli eventi e le attività economiche locali”. “Calendario al quale San Severino ha già provveduto lo scorso anno – ricorda il presidente locale di Confcommercio, Simone Biangi – cosicché ogni associazione che ne faccia richiesta può cucinare non più di cinque giorni l’anno in occasione delle sagre e della promozione di prodotti tipici. L’unica deroga è per la festa del Patrono con due settimane di festeggiamenti”. “È giusto – puntualizza Claudio Pini – valorizzare le peculiarità del territorio con le sue produzioni tipiche. Bisogna però fare attenzione a non dilatare i tempi ad intere settimane e a non sconfinare nel business con i menu a scelta e i piatti da asporto”.

Luca Muscolini

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