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Il regista Robert Zemeckis torna al cinema con “Here”

Robert Zemeckis (noto per film come Ritorno al futuro, Forrest Gump, Cast Away e Polar Express) torna al cinema con Here. Una vicenda corale, raccontata in maniera non lineare con continui salti temporali: dal tempo dei dinosauri fino ai giorni nostri (un grande arco temporale che ricorda The Tree of Life di Terrence Malick), Zemeckis racconta i frammenti di diverse vite che si susseguono. Prendendo come soggetto la graphic novel di Richard McGuire, l’intera opera del regista è girata da una sola inquadratura, dall’inizio alla fine: i diversi personaggi che entrano ed escono dallo schermo sono visti soltanto da un’unica angolatura, ed osserviamo le loro vite unicamente da quel punto; il luogo che osserva il mondo cambiare davanti a sé diventa il vero protagonista della storia, è quel luogo ad unire i personaggi del lungometraggio (non tutti sono legati tra di loro da legami parentali/amicali).

Quell’angoletto di pianeta (prima, una semplice area incolta; poi, dalla tarda età moderna, una casa) osserva la vita sin dalle sue origini, passando dai dinosauri ai nativi americani, fino ad arrivare alle famiglie che abitano, nel tempo, la casa lì costruita: le diverse vite che passano per quelle quattro mura, mostrano i mutamenti della società statunitense nel corso degli anni e, centrale nella trama, è la storia di Richard (Tom Hanks) e Margaret (Robin Wright), dalla loro adolescenza all’età adulta.

Here racconta una serie di eventi a tutti familiari: la nascita della vita, la morte, i rimpianti, gli imprevisti, l’amore, il dolore, i sogni che non si realizzano e le belle sorprese del destino. Zemeckis mostra le diverse sfumature della vita rappresentandole con autenticità e senza troppi ricami, seguendo una trama, come scritto, non lineare e diretta con grande abilità (i salti temporali spezzano la noia che poteva nascere nel realizzare un film incentrato su di un’unica inquadratura fissa). La storia procede con momenti prevedibili ed altri azzeccati, ma, al di là degli sviluppi più scontati, il film rimane un racconto sincero, a tratti malinconico, commovente, capace di entrare facilmente in contatto con le emozioni ed i sentimenti del pubblico, perché è impossibile non riconoscersi almeno in qualche aspetto, in qualche vicenda, delle vite dei protagonisti.

Silvio Gobbi