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Un momento della cerimonia di commemorazione
Un momento della cerimonia di commemorazione

Giorno del ricordo: l’Unione degli Istriani commemora i 79 marchigiani caduti al confine orientale

In occasione del Giorno del ricordo, solennità civile nazionale italiana che il 10 febbraio di ogni anno celebra e commemora i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, la Città di San Severino ha ospitato una cerimonia ufficiale al Monumento ai caduti che si è aperta con l’alzabandiera sulle note dell’Inno di Mameli e con la deposizione di una corona di alloro da parte del sindaco Rosa Piermattei.

Subito dopo il primo cittadino settempedano ha pronunciato un discorso ufficiale nel quale ha ricordato: “Esattamente venti anni fa, con la legge 92 del 30 marzo 2024, veniva istituita questa Giornata per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. In un lembo di terra bagnato dall’Adriatico, si consumarono eccidi e stragi prima di un grande esodo di massa. Una pagina che oggi, a distanza di venti anni, sembra ripetersi perché l’eco delle guerre, in due decenni, non si è mai placato nel mondo. Eppure tutti noi, ogni giorno, dovremo cercare la pace perché la guerra porta sofferenza, dolore e sangue. Sul confine orientale italiano se ne versò molto anche se qualcuno ha cercato di rimuovere questa dalle pagine di storia. Ha cercato persino di negare che quello che si consumò fu un grande eccidio. Persecuzioni ed esodi del passato, invece, vanno raccontati perché persecuzioni ed esodi non abbiano più a ripetersi nel presente”.

A nome di tutti i settempedani il sindaco Rosa Piermattei ha voluto poi far sentire la “vicinanza di una comunità a quella giuliano dalmata, la quale ha chiesto di poter avere la sua memoria senza rancore perché al dolore e al sacrificio non si sommi un confronto che nulla riguarda quella stagione”.

A questa comunità oggi rappresentata dall’Associazione Unione degli Istriani – ha aggiunto – vogliamo far sentire il nostro abbraccio”.

E a prendere la parola per l’associazione è stata Francesca Piloni, che ripercorrendo la storia è così intervenuta: “Le stragi delle foibe, con il successivo drammatico esodo, furono solamente l’ultima pagina di un preciso disegno di cancellazione dell’italianità adriatica orientale perseguito per oltre un secolo. Migliaia di italiani vennero barbaramente torturati e uccisi nelle foibe, fucilati, annegati con le pietre al collo, deportati nei campi di concentramento jugoslavi dai quali in pochissimi fecero ritorno. E questa pagina della storia d’Italia riguarda da vicino anche le Marche. Furono 79 i cittadini marchigiani che caddero al confine orientale in quei tragici giorni. Oggi commemoriamo una pagina della storia d’Italia volutamente occultata per 60 anni e, da molti, ancora oggi negata e vilipesa. Per questo, al fine di rendere giustizia alla memoria dei tanti italiani orrendamente assassinati, agli esuli e ai loro discendenti, ultimi testimoni dell’italianità adriatica orientale, invito a difenderne la dignità ed il ricordo, la drammatica storia, le enormi sofferenze subite. Sofferenze che ho toccato con mano e che visto per anni negli occhi di mia nonna, gli occhi di una giovane ragazza testimone delle sparizioni, dei macabri viaggi delle tristemente note “corriere della morte”, delle stragi, del recupero dei corpi dalle foibe. Quegli stessi occhi che cercavano il cielo attraverso le sbarre della prigione, quando venne incarcerata perché italiana per poi essere costretta a fuggire e ad abbandonare per sempre la propria casa e la propria terra. Una terra mai dimenticata e amata fino alla fine, amata come l’Italia il cui tricolore volle portare con sé, quando i suoi occhi stanchi e sofferenti si chiusure, per il suo ultimo viaggio”.

Poi, anche per la rappresentante dell’associazione Unione degli Istriani, l’invito rivolto ai presenti alla cerimonia in ricordo delle foibe: “Parlatene, leggete, studiate, approfondite, raccontate ai vostri figli questa storia, andate a visitare quelle che erano le nostre città e le nostre case, tramandate il ricordo. Fatelo per i nostri morti, per i vostri figli, per le prossime generazioni, affinché imparino a conoscere l’indissolubile legame tra l’Italia e l’Istria, Fiume, la Dalmazia, là dove ancora oggi campeggiano le vestigia romane, i leoni di San Marco, i campanili veneziani, l’architettura italiana. Là dove il nostro popolo non c’è più – ha concluso la Piloni – ma dove tutto, ancora oggi, parla italiano”.

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