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L'inaugurazione della mostra
L'inaugurazione della mostra

Museo archeologico: fino a gennaio la mostra dei reperti rinvenuti sotto l’Eurospin

Inaugurata nel museo archeologico di Castello la mostra dal titolo “Oggetti, riti, rituali. Morire a Septempeda tra I e III secolo d.C.” che fino alla fine di gennaio presenterà una selezione di reperti recuperati durante un’indagine archeologica condotta nel 2021 in occasione della costruzione dell’edificio in cui sorge l’Eurospin.

L’evento ha segnato la riapertura di parte del museo stesso.

Sono alcune delle sue sale, infatti, a ospitare i 160 oggetti raccolti in 6 distinte teche.

Inoltre c’è stata la presentazione del progetto dell’installazione artistica di ligh design “Arte e luce narrano l’antico chiostro” a cura del settempedano Francesco Vignati, un vero maestro della luce, e dello scenografo Lele Moreschi (di cui riferiamo a parte).

“Stiamo lavorando per la riapertura definitiva del museo archeologico settempedano e teniamo tantissimo a questa cosa. Dal 2019 siamo all’opera per poter rielaborare i contenuti di questa preziosa raccolta”, ha annunciato il funzionario della Soprintendenza archeologica per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, Tommaso Casci Ceccacci, il quale ha curato nel frattempo questa mostra dedicata agli oggetti, ai riti e ai rituali nell’antica Septempeda, assieme a Davide Squillace della società cooperativa maceratese ArcheoLab.

Con il sindaco Rosa Piermattei collegata da remoto, sono state il vice sindaco Vanna Bianconi e l’assessore regionale alla Cultura, Chiara Biondi, a tagliare il nastro della mostra. “Il nostro museo ha l’ambizione di diventare fabbrica dell’esperienza con laboratori didattici e ricostruzioni storiche, punto focale di un ampio discorso culturale nonché destinazione turistica”, ha detto proprio la Bianconi.

Sono intervenuti anche il funzionario regionale dell’ufficio Cultura, Daniela Tisi, che ha parlato delle Marche in rete, il direttore della nuova Rete museale dell’Alta Valle del Potenza, Federica Galazzi, che ha presentato la realtà nata appena sei mesi fa ma che ha già posto le basi per nuovi importanti percorsi. Inoltre, l’antropologa Samantha Fusari e la restauratrice Laura Petrucci hanno descritto il percorso multidisciplinare che, seguito durante lo scavo archeologico, ha permesso un recupero e una conservazione degli oggetti dissotterrati rendendo poi possibile un’esposizione tematica ragionata e scientificamente corretta.

Gli oggetti esposti nelle vetrine, e i testi che li accompagnano, sono dunque gli esiti del lavoro di una equipe di professionisti che, strato dopo strato e frammento dopo frammento, hanno ricostruito usi e rituali. Oltre alle strutture tombali e ai corredi l’analisi ha consentito di considerare la vera ragione d’essere delle tombe, i defunti. I reperti rinvenuti ed esposti sono oggetti in ferro, come chiodi, in lega di rame, come ornamenti e monete, ma anche in vetro, come balsamari e bottiglie. Nelle teche sono poi finiti pure spilloni in osso lavorato, piatti, lucerne, parti di anfore, coppe e coppette. Un vero tesoro quello raccolto nelle 14 tombe a rituale misto individuate dalla campagna e che rappresentano, secondo gli esperti, solo una porzione della più estesa necropoli occidentale di Septempeda individuata all’esterno della cinta muraria cittadina in aderenza al percorso viario che collegava la città a Nuceria Cammellaria e alla via Flaminia.

Agli scavi archeologici hanno lavorato la società cooperativa ArcheoLab nelle figure del responsabile Davide Squillace e dei collaboratori Marina Cerquetella, Daniele Cresta, Alessandra D’Ulizia, Antonio Lidonnici, Anastasia Scolastra, l’antropologa Samanta Fusari, le restauratrici Laura Petrucci e Cristiana Giabbani. All’allestimento e al coordinamento della progettazione ha lavorato Federica Galazzi, mentre la direzione scientifica è stata firmata da Tommaso Casci Ceccacci della Soprintendenza e da Davide Squillace di ArcheoLab; infine, il progetto grafico e i pannelli sono stati realizzati dalla Ante Quem.

Hanno collaborato al progetto anche Giulia Agostinelli, Marusca Pasqualini, Savino Petruzzelli e Valeria Tubaldi della Soprintendenza.

Erano presenti, fra gli altri, il consigliere regionale Renzo Marinelli e la dirigenze della Soprintendenza Beni Archeologici Etruria Meridionale, Anna Maria Moretti, nonché il presidente del Consiglio comunale, Sandro Granata, gli assessori Jacopo Orlandani e Michela Pezzanesi, i consiglieri Alessandra Aronne e Tiziana Gazzellini.

Applausi, nella parte finale della serata, per l’inaugurazione dell’installazione “Arte e luce narrano l’antico chiostro” firmata dal set designer Lele Moreschi e dal light designer Francesco Vignati, il quale ha curato anche l’allestimento della nuova illuminazione dello straordinario spazio di Castello al monte grazie a un progetto finanziato dalla Regione.

I due esperti, noti a livello nazionale e internazionale, hanno deciso di presentare la candidatura del progetto per l’accesso a un finanziamento previsto da un bando della Regione Marche, di cui sono poi risultati vincitori per conto del Comune.

Pienamente centrate dunque le finalità dell’iniziativa, che aveva come scopo quello di valorizzare una realtà urbana attraverso innovative modalità di progettazione illuminotecnica e di riqualificare un luogo storico che, grazie all’arte contemporanea, è stato quindi trasformato in vivace e propositiva realtà e arricchito di un nuovo significato e rinnovato nella sua vivibilità culturale.

Grazie al linguaggio della luce la nuova illuminazione e la nuova istallazione offrono anche un primo esempio di light design in città: l’idea ora è quella di creare altre soluzioni progettuali integrate che promuovano e valorizzino i tanti “luoghi” culturali del borgo di Castello, realizzando un museo notturno, e non solo, diffuso.

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