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Il sol dell'avvenire
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Nanni Moretti torna al cinema con “Il sol dell’avvenire”

Nanni Moretti torna al cinema con Il sol dell’avvenire, il suo nuovo film pronto a gareggiare nell’imminente Festival di Cannes 2023 (dal 16 al 27 maggio). Interpreta un regista, Giovanni (evoluzione del vecchio Michele Apicella, lo storico alter ego), alle prese con un film incentrato sulle lotte intestine al Partito comunista italiano al tempo dell’invasione sovietica dell’Ungheria, nel 1956: il protagonista di questo “film nel film” è un redattore de “L’Unità”, e caposezione del Pci, in crisi di coscienza per il sostegno del partito all’Urss, ed è innamorato di una comunista eretica contraria all’asservimento di Togliatti a Chruščëv; l’uomo (Silvio Orlando) è diviso tra il partito e la donna (Barbora Bobulova), la quale appoggia lo sciopero del circo ungherese presente a Roma contro l’invasione russa. Giovanni gira questo film con molte difficoltà: la tematica è spinosa, poco appetibile alla distribuzione, ed il set diventa lo specchio del periodo difficile vissuto dal regista in crisi con la moglie Paola (Margherita Buy).

Il sol dell’avvenire è un lungometraggio brillante dove Moretti cita sé stesso, il suo passato, le sue fissazioni e manie con un taglio frizzante ed efficace, senza affossarsi eccessivamente sugli aspetti drammatici della vicenda. Moretti coglie l’ironia dei problemi della vita e ritrova lo smalto nel narrarli attraverso un umorismo che aveva ultimamente trascurato: cita con la giusta dose tutti i suoi migliori film, come, per esempio, Sogni d’oro, Palombella rossa e Bianca, e realizza un film puramente morettiano, ma al tempo stesso apprezzabile anche da chi non conosce pienamente il cinema di Moretti.

Ci regala delle sequenze nostalgiche, altre brillanti e memorabili – la parte dove Giovanni/Nanni polemizza contro la violenza d’intrattenimento nel mondo del cinema è una perla –, tira fuori i suoi fantasmi: il regista guarda al passato con un po’ di tristezza ma con una positiva voglia di rivedere qualche spigoloso tratto del proprio carattere (confermato dalle romantiche sequenze oniriche dove lui suggerisce al proprio alter ego giovanile come comportarsi). C’è, inoltre, il rimando alla madre, evocata nei momenti di difficoltà, una figura centrale nella vita di Moretti e nella sua filmografia, tanto da dedicarle il film Mia madre.

C’è il corposo passato, carico dei suoi successi e dei suoi errori, che ha condotto Giovanni/Nanni ad essere quello che è, a maturare: ora accetta l’inevitabile cambiamento del tempo sapendo che il domani può essere radioso, impara ad accogliere i mutamenti e a scherzarci sopra (oggi non si gira più in motorino come in Caro diario, ma con un monopattino elettrico). L’ironia è sempre irriverente ma meno sarcastica, più gradevole e meno caustica: tra citazioni felliniane, Nanni Moretti analizza il tempo trascorso e guarda positivamente al futuro, al sole che verrà. La sequenza finale, il corteo dove si mescola il passato del regista Moretti (con tutti i personaggi più iconici delle sue vecchie pellicole) con il presente (come i produttori coreani), è una proiezione nel domani, perché, tutto ciò che è accaduto, nel bene come nel male, è un lunga marcia ancora non terminata e che ha ancora molto da raccontare.

Silvio Gobbi

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