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Home | Pillole di cultura Settempedana | Ireneo Aleandri (1795-1885) architetto del Neoclassico
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Ireneo Aleandri in una foto di Alfonso Balelli (seconda metà del sec. XIX)
Ireneo Aleandri in una foto di Alfonso Balelli (seconda metà del sec. XIX)

Ireneo Aleandri (1795-1885) architetto del Neoclassico

Pubblicato da Redazione in Pillole di cultura Settempedana 871 Visite

La lunga vicenda personale di Ireneo Aleandri ebbe inizio a San Severino, ove nacque il giorno 8 marzo 1795 da Luigi e Vittoria Mazza.

Dopo aver frequentato il Liceo a Macerata, si trasferì nel 1814 a Roma, per frequentare i corsi dell’Accademia di San Luca, guidata in quegli anni dallo scultore Antonio Canova e dove seguì in particolare gli insegnamenti di Giuseppe Camporese, nella classe di architettura pratica e di Raffaele Stern in quella di architettura teorica. Tra i suoi colleghi di studi vanno ricordati Luigi Poletti, Giuseppe Pardini e Nicola Matas.

Compiuti gli studi nella Capitale, il professionista fece ritorno nella città natale, per intraprendere la sua lunga attività, suddivisa in tre fasi ben distinte e legate alle città in cui visse ed operò.

Durante la prima fase, che va dal 1820 al 1833, l’Aleandri risiedette a San Severino, dove, con il fratello Giuseppe, si occupava anche della gestione della loro fabbrica di vetri. Risalgono a questi anni alcune fra le più significative opere dell’architetto settempedano: in particolare la porta di San Lorenzo (1820), il palazzo Margarucci (1822), il teatro dei Condomini, oggi Teatro Feronia (1823), la chiesa di San Paolo (1828), la chiesa di San Michele (1830) e la Torre dell’orologio (1832), tutte quante nella città natale.

Progetto per il Teatro Feronia di Sanseverino (1823)

Negli stessi anni l’Aleandri fu impegnato anche in due importanti progetti fuori San Severino: lo Sferisterio di Macerata (1823), considerato il suo capolavoro ed una tra le più sorprendenti architetture italiane dell’Ottocento, e Villa Caterina al Lido di Fermo (1825), commissionatagli dal principe Jerome Bonaparte.

Lo Sferisterio di Macerata (1823)

Gli impegni di quegli anni non impedirono al poliedrico architetto di dedicarsi ad attività culturali al di fuori della professione; si deve infatti a lui la fondazione a San Severino di un’accademia di declamazione, che svolgeva la propria attività in un teatrino ligneo realizzato su suo progetto.

Progetto di teatrino ligneo; si ritiene essere quello per l’Accademia di declamazione fondata da Ireneo Aleandri a Sanseverino

Tra il 1833 ed il 1857 l’Aleandri ricoprì l’incarico d’ingegnere capo nel Comune di Spoleto e poi nella Delegazione Apostolica della stessa città, occupandosi principalmente di strade, ferrovie, acquedotti e ponti; tra questi ultimi il grandioso progetto per il viadotto di Ariccia (1846), conosciuto come l’ultima grande struttura del genere costruita in muratura.

Il viadotto di Ariccia (1846)

Altre importanti opere nel campo ingegneristico sono la realizzazione dell’acquedotto della Darsena a Spoleto, il progetto della linea ferroviaria Ancona-Roma, per il tratto compreso tra Foligno e Orte (1847) e la razionalizzazione della rete stradale della delegazione di Spoleto. Per quanto concerne l’aspetto urbanistico, si deve a lui il merito di aver risolto l’annosa questione dell’ammodernamento viario di Spoleto con il progetto della cosiddetta Traversa interna (1834). Pur essendo in quegli anni quasi completamente assorbito da queste attività, egli non trascurò di dedicarsi all’architettura, progettando il teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno (1839) ed il Teatro Nuovo a Spoleto (1854).

Il “Teatro Nuovo” di Spoleto (1854)

In tema di edifici sacri disegnò poi le nuove facciate per la chiesa Collegiata di Otricoli (1840) e per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Severino (1842).

L’Aleandri trascorse l’ultimo periodo della propria vita a Macerata, ove si trasferì nel 1857 per assecondare le ultime volontà dello zio materno Nicola Niccolai, dal quale era stato nominato suo erede universale. In quegli anni la notorietà dell’architetto era altissima, garantendogli incarichi professionali in quantità ed incarichi amministrativi di tutto rilievo. Ma egli, ormai ultra sessantenne, era quasi completamente assorbito dall’amministrazione del cospicuo patrimonio e dedicò sempre meno tempo all’attività professionale, declinando molte offerte.

Sono di questo periodo il progetto, non realizzato, per la porta Romana a Macerata (1858), quello per il Cimitero Comunale di San Severino (1859) e i piani per i teatri di Pollenza (1868), di Montelupone (1869) e Sant’Elpidio a Mare (1870).

La stretta amicizia che lo legava al marchese Nicola Luzi fece si che l’Aleandri frequentasse spesso la villa di Votalarca per il cui giardino, tra le altre cose, progettò il curioso “Carcere di Cajostro” (1858) ed un padiglione “alla cinese”. Membro per quasi un ventennio della Commissione dell’Ornato pubblico di Macerata, si occupò di elaborare il regolamento edilizio della città.

L’architetto morì a Macerata il 6 marzo 1885, dopo che la città, nel 1880, gli aveva dedicato una mostra e gli aveva conferito una medaglia d’oro.

Luca Maria Cristini

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Pillole di cultura settempedana 2023-01-29
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