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Il capo perfetto
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“Il capo perfetto”, film di Fernando León de Aranoa

Il proprietario di una azienda di bilance, Julio Blanco (Javier Bardem), è in attesa di una commissione pronta ad assegnargli un finanziamento pubblico ed un premio di eccellenza riservati alle ditte meritevoli, capaci di distinguersi per la produzione e per la qualità del lavoro dei propri dipendenti. Per ottenere ciò, Blanco è pronto a tutto: all’apparenza sembra un boss sincero e disponibile, ma in realtà è un vero e proprio manipolatore, pronto a gestire, fin nei minimi particolari, la vita professionale e privata dei propri dipendenti, pur di favorire il benessere della sua fabbrica. Ma gli imprevisti sono dietro l’angolo e non sarà facile per Julio coordinare la sua vita privata e quella dei propri lavoratori per ottenere ciò che desidera.

Il capo perfetto è una commedia amara di Fernando León de Aranoa, pluripremiata ai premi Goya 2022: “Miglior film”, “Miglior regista”, “Miglior attore protagonista” (Javier Bardem), “Miglior sceneggiatura originale”, “Miglior montaggio” e “Migliore colonna sonora”. L’autore indaga e racconta il mondo del lavoro dal punto di vista dell’imprenditore, una figura apparentemente cristallina, ma in verità totalmente cinica. Efficacemente interpretato da Bardem, Blanco è un vero giocatore di scacchi: pronto a muovere i suoi pezzi (i suoi lavoratori) per poter vincere la partita della vita, il tanto desiderato premio della commissione. Ma le mosse degli scacchi sono molte, spesso imprevedibili, e l’avversario, il destino, sa fare le proprie manovre in modo tale da mettere in difficoltà l’acuto e spietato imprenditore.

Attraverso una costante comicità pungente, Fernando León de Aranoa realizza un’opera caustica, scritta e diretta con precisione, mettendo a nudo un insieme di aspri e verosimili eventi. Spesso siamo testimoni di vicende di questo genere, nei confronti delle quali facciamo (o possiamo fare) troppo poco, e rimaniamo inermi ad osservare, come spettatori di un dramma tanto reale quanto grottesco. Siamo come il pubblico della pregevole sequenza che si apre al teatro con le note della “Danza dei cavalieri” del balletto Romeo e Giulietta di Prokof’ev: possiamo (o vogliamo?) solo guardare il male che si genera ai nostri occhi, senza agire contro di esso e contro le drammatiche conseguenze che scatena. E qui, è Blanco a costruire il dramma, ritrovandosi in una lotta difficile, piena di svolte inaspettate, ma egli sa come avere la meglio, sa come “correggere”, in suo favore, i pesi della bilancia: la partita è sua, ma al prezzo di perdere importanti pezzi, regina, cavalli, alfieri, torri e pedoni; non importa, ciò che conta è la vittoria.

Silvio Gobbi

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