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Ultima notte a Soho
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Recensione: “Ultima notte a Soho”, il film di Edgar Wright

Eloise “Ellie” Turner è una giovane aspirante fashion designer, da poco trasferitasi a Londra per studiare moda. Il suo carattere è singolare, è molto timida ed ha una particolare dote: riesce a percepire le anime, gli spiriti. Da quando è nella capitale, ogni volta che va a dormire nell’appartamento in cui alloggia, sogna Sandie, una giovane aspirante cantante della Londra degli anni Sessanta. Più passa il tempo, più Ellie rivive, nei sogni, la vita di Sandie, nella gloriosa Londra del passato. Ma non è tutto un bel sogno: in realtà, Sandie è stata violentemente sfruttata da Jack, il suo agente, ed Ellie vedrà gli abusi subiti da Sandie. Le visioni del passato si mescoleranno con la vita del presente, e trascineranno la giovane studentessa in un delirio di crescente violenza, dove nulla è ciò che sembra.

Ultima notte a Soho è il nuovo film di Edgar Wright, presentato fuori concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il regista, in collaborazione con la sceneggiatrice Krysty Wilson-Cairns, realizza un lungometraggio capace di alternare tonalità distese a forti, cupi e concitati momenti di tensione, ottenendo un prodotto dal ritmo non indifferente. Il tema della “doppia identità” non è nuovo nel cinema, e l’opera di Wright cita i grandi autori, come Roman Polański, Dario Argento, Alfred Hitchcock, Satoshi Kon e tanti altri: l’intero immaginario dell’horror (come l’oscurità, i morti, la violenza, lo scambio di identità) viene preso dall’autore e condensato in questa opera che riallaccia i demoni del passato di Sandie alla fragilità del presente di Ellie. La giovane protagonista non sa come comunicare ciò che vede, è sola e muta in un mondo incapace di ascoltarla, come sola era Sandie, finita in un brutto giro dove non contava nulla e doveva subire la prepotenza di Jack: la solitudine è la vera signora e vincitrice di ogni tempo.

La vicenda conduce Ellie a vedere la Londra degli anni Sessanta sotto una luce differente. Prima, la ragazza idealizzava quell’epoca, ma poi, entrando nel girone infernale subito da Sandie, capisce che non era tutto bello, non c’erano solo le stupende canzoni di Petula Clark e compagnia. Perché, in ogni epoca, coesistono sogni ed incubi, e questi ultimi sono più frequenti ed ineluttabili, come sottolinea la scena dove Ellie, in biblioteca, tira fuori dall’archivio centinaia di giornali degli anni Sessanta che riportano una lunghissima scia di omicidi a Londra. Ultima notte a Soho, thriller dalle tonalità noir, con momenti horror, è raccontato con un crescendo di ansia e palpitazione: i clichés presenti si accettano, perché Wright riesce a creare un prodotto dove dimostra la sua grande passione per il cinema, un’opera capace di intrattenere dall’inizio alla fine, grazie anche alle ben studiate sorprese che, lungo la visione, vengono fuori.

Silvio Gobbi

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