Per i 25 anni di attività la ditta “AF Interni” di San Severino ha allestito un’importante mostra. Ecco di seguito l’articolo di Silvio Gobbi.
Domenica 24 ottobre è stata inaugurata la mostra collettiva Orme d’un tempo moderno, un evento che raccoglie le opere di quattro artisti noti nel mondo dell’arte: Silvio Craia, Gabriella Cesca, Lorena Cerqueti e Mario Monachesi.
L’evento è ospitato nello show room di “AF INTERNI”, azienda di arredamento e mobili di Massimiliano e Simona Coppari, attiva dal 1996. La ditta ha deciso di dare spazio a questa esposizione basata sul dialogo tra quattro autori differenti, caratterizzati da distinte ricerche artistiche: dall’informale alla fotografia, alla poesia visiva.
Presentati dalla critica Pina Coppola, i quattro artisti sono accomunati dal «ritmo poetico delle loro opere che ognuno di loro mostra, con tecniche e mezzi diversi. La poetica, così come le loro opere, suscita emozioni, ed entrambe sono il prodotto di un’attività spirituale. Nell’arte i valori spirituali vengono espressi con una forma e con un contenuto. In ogni opera di questi artisti è racchiusa una vita, con tormenti, dubbi, entusiasmo e luce, e la poetica delle loro opere li aiuta a ritrovare loro stessi.»
L’intervento critico introduttivo ha definito le peculiarità di ogni partecipante. Le tele di Gabriella Cesca «rappresentano la sua interiorità, contengono il suo pensiero. Un pensato vero e concreto: osserva il mondo con uno sguardo interiore e rappresenta tutte le emozioni che trova, cercando di trasmetterle allo spettatore con la potenzialità dei colori. Attraverso la sua creatività, il mondo viene tradotto in movimento, l’energia lo percorre e ogni forma entra in azione come un gioco ondulatorio di colori che guizzano e volano. Ama il colore e lo riversa sulla tela, allo scopo di restituire un effetto multicolore cangiante». La critica prosegue il discorso con la poesia visiva di Mario Monachesi, la cui «arte ci vuole far rivivere la sua vita, il suo essere, le sue passioni ed il suo destino. Quando leggiamo le sue poesie non mettiamo in fila le parole, ma in modo silenzioso facciamo parlare di nuovo qualcosa: la sua poesia è un andare e ritornare. Con il suo fare artistico, con le sue poesie visive, egli colloca la realtà nella sua verità e la trasforma in una forma dotata di senso. Le parole non valgono per il significato abituale, ma per quello che assumono nel contesto. Destruttura ed organizza ogni situazione in una immagine che suscita emozione e le parole esprimono concetti, rendendo “visibile” il significato: tutti gli elementi si devono adattare ad una totalità e la totalità deve includere un senso, riuscendo pienamente in questa integrazione». Dalla poesia visiva, si passa al discorso sulla fotografia di Lorena Cerqueti, le cui «foto mettono a fuoco uno stato d’animo, afferrando immagini fuggevoli e segrete: il fascino di uno sguardo, il magnetismo di una fisionomia, la bellezza di un frammento naturale, ma anche le speranze deluse, i segni del tempo sul volto. La sua vita è la sua prima fonte di ispirazione: le esperienze che fa, le delusioni, i dolori e le gioie. Ciò che lei è influisce su ciò che la colpisce. Nelle foto in bianco e nero è più evidente il messaggio di Lorena. Quando scatta una foto, vede con tutti i sensi, anche con udito e tatto, indirizzando la macchina fotografica verso questi stimoli». Infine, l’intervento su Silvio Craia, l’artista di più lungo corso del gruppo: «ogni opera è parte della sua vita, le sue opere ci mostrano una coerenza interna, un senso di relazione con l’esperienza vissuta. Il suo gesto pittorico spesso si esprime con pennellate spesse, apparentemente casuali, ma in realtà esprimono un ritmo poetico che traducono in immagine la sua anima. Craia tramuta la forma e la porta alla contemporaneità e questo porta un accrescimento per l’individuo. Artista instancabile, la sua genialità si indirizza anche verso materiali di recupero che riporta in vita con un sapiente gioco di astrazioni».
La presentazione è proseguita con le letture di Ilaria Silvestri (ha riportato i saluti dell’artista Carlo Gentili ai partecipanti e letto due poesie di Monachesi), e con gli interventi degli artisti coinvolti, i quali, dopo aver ringraziato l’azienda, hanno commentato le loro stesse opere. Cerqueti ha dichiarato che i suoi scatti «vogliono suscitare un’emozione a chi li guarda. Soprattutto nei ritratti femminili mi piace tirare fuori la bellezza di noi donne, una caratteristica che, a volte, dimentichiamo di avere, oppure pensiamo proprio di non possedere». Anche per Cesca ogni opera è il tentativo di esprimere e suscitare un’emozione, tant’è che per la pittrice «esporre le proprie opere è come mettere l’anima ed il cuore agli occhi delle persone, agli occhi di chi ci guarda. È sempre un’emozione ed ogni emozione nuova ce la portiamo come ricordo nel cuore». Un ricordo storico da parte di Craia, il suo legame con la nostra città: «Da giovane venivo a San Severino per partecipare alle estemporanee di pittura, mi divertivo molto e facevo dei quadri dai colori molto “chiari”, tant’è che venni chiamato il “chiarista”. Successivamente, a Macerata, stanco di questa nomina, presi il colore e lo buttai di getto sopra i miei lavori e così, da quel momento, la mia mano ha continuato a lavorare su questa ricerca pittorica».
La mostra sarà visitabile fino al 31 ottobre, in via Ferrante Ferranti 1 (località Taccoli), durante gli orari di apertura dei locali dell’azienda.
Silvio Gobbi