Home | Cultura | In Pinacoteca: “Mille bolle” per salvare la memoria
Euro Net San Severino Marche
La mostra in Pinacoteca

In Pinacoteca: “Mille bolle” per salvare la memoria

“Mille bolle” per salvare la memoria

di Barbara Olmai

Ne restano ancora solo 5 da salvare. Sono le opere d’arte, i beni mobili che si trovano sotto le macerie del terremoto del 2016 che ha colpito il centro Italia e più profondamente le Marche. Tutto il resto è stato messo in salvo grazie a un lavoro di squadra solido e al tempo stesso umano, come sembrano gli sguardi di quelle opere tolte dal loro habitat naturale che le ha accolte e custodite per centinaia di anni.
Gli scatti dell’architetto Luca Maria Cristini, all’epoca del sisma Direttore dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici dell’arcidiocesi di
Camerino-San Severino, ci raccontano e testimoniano questi straordinari recuperi, avvenuti mentre la terra ancora tremava e mentre ” i vigili del fuoco ci dicevano di muoverci e di uscire in fretta da quelle chiese”, come ricorda Cristini.
“Scherza con i fanti e lascia stare i Santi” è una mostra ospitata nella Pinacoteca di San Severino, dove si possono incontrare la fragilità e la grande potenza che hanno quelle sculture, quei quadri, pezzi della nostra memoria collettiva e individuale.
Tramite gli scatti non perfetti come tiene a sottolineare Cristini, vedi Madonne con sguardi persi e veri, Cristi spezzati ma non morti. Le coperte messe per proteggere le teste dei santi, Madonne e bambinelli incartati per essere portati in altri luoghi in cui qualcuno si è preso cura di loro. Mani protese a benedire asfalti dove le opere venivano poggiate dopo essere state recuperate anche dalle più piccole chiesine di montagna, umili custodi di una bellezza tramandata. Santi che dentro scatoloni non sembrano stare a loro agio, volti spauriti da quel tremare assurdo della terra e preoccupati perché tolti dal loro luogo dove sempre hanno vissuto. Facile l’analogia con la condizione provata dalle migliaia di persone abituate a stare in montagna, sui Monti Sibillini e spostate sulla costa subito dopo il terremoto del 2016.
Acquistano un’anima quei volti e ti parlano in modo diretto, senza il filtro della sacralità del luogo di culto. Ti dicono che la volontà popolare, che ha conferito magari ad un’opera in gesso un grande valore simbolico, va preservata, salvata e ricucita. “Abbiamo aiutato queste persone a conservare la memoria”, dice il tenente colonnello Carmelo Grasso, Comandante del Nucleo Carabinieri tutela del patrimonio culturale Regione Marche, riferendosi ai beni messi in salvo e ricordando che le altre 3 regioni coinvolte in questo sisma hanno un terzo del patrimonio delle Marche.
“Abbiamo perso la politica della programmazione”, sottolinea il prof. Alberto Pellegrino, sociologo e critico fotografico che ha collaborato nella scelta delle foto e al catalogo presentato venerdì 27 dicembre in Pinacoteca, nell’incontro moderato dalla giornalista della Rai, Maria Francesca Alfonsi.
Dopo le prime cure e in diversi casi i restauri, le opere d’arte sono accolte in depositi temporanei. La nostra regione non è dotata di un unico contenitore attrezzato e fruibile che in caso di necessità possa accogliere in sicurezza i beni mobili.
Migliaia di bellezze storico artistiche che hanno un valore identitario unico aspettano di tornare ad essere guardate, ammirate e venerate lì dove hanno dimorato per anni o secoli. Non sappiamo quando accadrà.
“Io partecipo non con il lamento ma con la responsabilità di starci dentro”, dice sua eminenza monsignor Edoardo Menichelli, rivendicando per questi tempi la rimessa in circolo della spiritualità da parte dell’uomo. Don Edoardo, come vuole essere chiamato il Cardinale settempedano, non ama molto le statue dei santi ma riconosce che hanno “una potenza interiore che ruba il cuore”.
E se “sotto il dolore c’è il seme della speranza” , in quella Madonna che sembra odorare la gomma piuma su cui poggia il suo volto ci si può vedere l’accoglienza, la vera cura che gli esseri umani sanno dare ai valori della vita.
Mettere in salvo un’opera in fondo è mettere in salvo noi stessi dal tempo che passa, conservare è rafforzare la nostra identità, tenerla in vita nonostante le numerose fragilità a cui è sottoposta. Quel bambinello che si aggrappa al vestito di Maria nell’opera lignea “La Madonna di Macereto”, recuperata dal Museo diocesano di Visso, sembra avere un po’ paura guardandosi intorno, forse è consapevole del futuro destino che lo attende ma sgambetta in libertà, protetto da sua madre che amorevolmente lo tiene con sé, e lo farà per sempre.

Centro Medico Blu Gallery