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Irene Cocchini
Irene Cocchini

Torna la prosa al Feronia con “Mia madre è un fiume”

Torna la prosa al Feronia con lo spettacolo, in esclusiva regionale, “Mia madre è un fiume”, con Irene Cocchini per la regia di Giacomo Vallozza e tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio. L’appuntamento è per domenica 2 dicembre, alle ore 17.
Le posso solo affabulare la vita. È la terapia somministrata dalla figlia alla madre che sta perdendo progressivamente la memoria. Degli affetti, del corpo. Non sa che sente freddo. Tutto è ambientato in un mondo arcaico, in un quotidiano scandito dal faticare e dalle stagioni, vissuto in una casa prima dei monti, un piccolo sasso rotolato per sbaglio dall’Appennino abruzzese. Sembra un tempo lontanissimo eppure è solo qualche decennio fa.
Narrare la vita alla madre vuol dire inevitabilmente delineare la propria. E i nodi irrisolti di una relazione vengono al pettine. Un amore andato storto da subito. L’affetto, l’attenzione, morbosamente cercati dalla figlia, vengono disattesi dalla madre. Non per disamore, per fretta, quest’altra forma del disamore. C’è sempre l’urgenza del lavoro, quella è la cifra della loro vita. Poi si cresce e l’amore prende altre forme. La distrazione affettiva diviene meno pesante. La malattia, imprevedibile,
costringe la figlia a occuparsi della madre, ora che ha una vita e una famiglia proprie. A riaprire una ferita trascurata. E i conti non si chiudono mai.
“La scoperta, dolorosa e opportuna – spiega il regista Giacomo Vallozza – è che i malati siamo noi, è la nostra società. Che dimentica con colpevole leggerezza i padri e i nonni migranti, di aver avuto freddo, fame, di essere stata povera. La storia allora diventa fastidiosa, insostenibile. Anch’essa gira in tondo senza trovare una via d’uscita. Invecchia in questa immaturità. Mia madre è un albero, la sua ombra si riduce. Presto saremo allo scoperto. La narrazione tenta uno spiraglio, una via d’uscita. Porta in primo piano l’amore, anche se fuso con l’odio. Diviene speranza dove la realtà la nega. Le accosta, madre e figlia, in una sera d’estate dove s’accendono le stelle”.
Subito dopo lo spettacolo i Teatri di Sanseverino proporranno anche un incontro con Donatella di Pietrantonio, scrittrice vincitrice del Premio Campiello 2017.

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