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Un nemico che ti vuole bene
Un nemico che ti vuole bene

“Un nemico che ti vuole bene”: un potenziale frenato

Enzo Stefanelli (Diego Abatantuono) insegna astrofisica all’Università di Bari. È un uomo buono e paziente, circondato da persone irriconoscenti: per la moglie Angela (Gisella Donadoni) è come se non esistesse, la madre (Sandra Milo) ha occhi solo per il fratello di Enzo, il prete Gregorio (Roberto Ciufoli), la figliastra ed il figlio non fanno che chiedere soldi e l’ex della moglie (Massimo Ghini) aleggia sempre intorno. Il professor Stefanelli ha vita dura anche al lavoro: il collega Claudio Petrazzi (Antonio Catania) si è preso tutto il merito per una scoperta scientifica, omettendo il fondamentale contributo di Enzo, ed il rettore (Ugo Conti) è il classico barone porco accademico abile solo a dirottare soldi e finanziamenti universitari a suo piacimento. In definitiva, la vita di Enzo è veramente una sfida alla pazienza, capace di far perdere le staffe a Gandhi in persona. Un giorno, il professore presta soccorso a Salvatore (Antonio Folletto), ferito da un proiettile. Scopre poi di aver aiutato un killer, il quale, per sdebitarsi, chiede ad Enzo qual è il nemico che vuole far fuori. Il docente mette subito in chiaro che non ha nemici. Ma con il passare del tempo, grazie alla costante presenza di Salvatore, egli aprirà gli occhi e capirà che, in realtà, nessuno gli vuole bene: potenzialmente, tutti sono suoi nemici.
Un nemico che ti vuole bene di Denis Rabaglia, è un film tra la commedia, il thriller ed il noir. È una storia che prende corpo, gradualmente, lungo lo scorrere del tempo: i colpi di scena ci sono, ma sono così fluidi, così morbidamente rappresentati, da non destare troppa sorpresa. Buona interpretazione da parte degli attori, anche se troppo imbrigliati e non al massimo della loro espressività. Nulla è come sembra, nessuno è ciò che pare: in questo lungometraggio, tutto è messo in discussione fino alla fine, ogni personaggio ha qualcosa da nascondere. Il ritmo c’è (la visione non è né lunga né noiosa), ma la forza è blanda. La regia, a livello tecnico, non eccelle: non ci sono sequenze o scene memorabili, lo sguardo dell’autore rimane un po’ troppo anonimo e didascalico. Il cinema è una forma espressiva e narrativa basata sulle immagini in movimento: qui le immagini diventano dimenticabili, svaniscono, non rafforzano il film. Un nemico che ti vuole bene è più efficace nel soggetto che nell’effettiva stesura e realizzazione della vicenda. Il regista è come se si fosse frenato: l’idea di partenza è molto interessante e originale, ma gli sviluppi finali la portano ad afflosciarsi, ad arrendersi a dei determinati standard un po’ buonisti, tipici di molte altre pellicole. Il forte potenziale di base è stroncato. Si poteva osare di più, in generale, per ottenere un prodotto molto più memorabile di quello che effettivamente è.

Silvio Gobbi

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